I 500 euro: la lentezza del Miur

Ormai è passato più di un mese da quando sui conti correnti dei docenti sono stati accreditati i 500 € per il loro sviluppo professionale. Al momento attuale molti miei colleghi sono stati messi “in attesa” dai loro DSGA o Dirigenti Scolastici, in quanto mancano direttive certe sulla rendicontazione e che a detta loro presto arriveranno.

Ci mancherebbe il contrario. Il problema è intendersi sul presto. Pertanto abbiamo colleghi che vorrebbero acquistare un determinato dispositivo o partecipare a corsi di aggiornamento… ma sono frenati perché temono di sbagliare la procedura di rendicontazione In prossimità delle feste natalizie la situazione può diventare imbarazzante e anche frustrante per qualche docente.

E dal Miur? Tutto tace! Il silenzio è preoccupante, evidenziando un atteggiamento di indifferenza nei confronti dei docenti, che conferma un rapporto generale di scarsa attenzione verso di loro. Un’ulteriore conferma di una separazione tra un’Amministrazione attenta in molti casi ad apparire, nascondendo sotto il tappeto i problemi, generati dalla gestione delle novità e un corpo docente che invece alle questioni deve trovare risposte praticabili e spesso immediate. Gli unici chiarimenti del Miur quelli riguardanti “il che cosa farci” hanno in qualche caso prodotto più dubbi. Come nel caso del divieto di acquisto di componenti parziali, quali videocamere, toner, chiavette usb, stampanti, dimenticando in questo caso un particolare che ogni componente è di per sé una parte del dispositivo. Anche il monitor, il processore, la Ram sono una parte del dispositivo, ma a differenza di quelli menzionati dal Miur sono necessari al suo funzionamento.

Interpreto correttamente? Ma tornando alla rendicontazione, ritengo che per molti acquisti ( quelli di un certo rilievo ) sia sufficiente lo scontrino e la fattura con codice fiscale. I dubbi nascono sull’acquisto del singolo biglietto del cinema o del teatro. Ora non credo che questi problemi possano “frenare” gli esperti nelle risposte. Essi sono abituati ad affrontare ben altre questioni più complesse. Almeno questa è l’impressione che ricevo, quando vado ad ascoltarli in qualche convegno. O mi sbaglio? E allora cosa aspettano?

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