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I bambini disabili intrappolati tra leggi, decreti e note ministeriali

Nel 1987 la Corte Costituzionale ha emesso la sentenza n. 215, con la quale si riconosceva il diritto pieno ed incondizionato di tutti gli alunni disabili, anche se in situazione di gravità, a frequentare anche le scuole superiori, imponendo a tutti gli enti interessati (amministrazione scolastica, Enti locali, Unità sanitarie locali) di porre in essere i servizi di propria competenza per sostenere l’integrazione scolastica generalizzata.

Con i Decreti Delegati (1973-74), la scuola italiana, trasformata in senso democratico, realizza un passo importantissimo verso quell’appianamento delle diseguaglianze definito negli articoli 3 e 34 della nostra Costituzione.

Con la Legge n. 104/92, che rappresenta una vera e propria eccellenza per il nostro paese, si ha la generalizzazione dell’integrazione e si sancisce il diritto all’istruzione e all’educazione nelle sezioni e classi comuni per tutte le persone in situazione handicap precisando che “l’esercizio di tale diritto non può essere impedito da difficoltà di apprendimento né da altre difficoltà derivanti dalle disabilità connesse all’handicap”.

Nel tempo si susseguono: il DPR 24 febbraio 1994 “Atto di indirizzo e coordinamento relativo ai compiti delle Unità Sanitarie Locali in materia di alunni portatori di handicap”.

Nel 1999 la Legge n.68 del 22 marzo, Norme per il diritto al lavoro dei disabili, rappresenta un’ulteriore passo di normalizzazione civile sulla disabilità. La Legge 8 novembre 2000, n. 328 pone l’accento sui bisogni essenziali delle persone.

La legge n. 18 del 3 marzo 2009, Ratifica ed esecuzione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. Legge 28 marzo 2003 n.53. Legge delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale.

Dopo la riforma Gelmini (133/2008) e dopo altri provvedimenti legislativi (es. legge 244/2007) tesi a tagliare le risorse della scuola riducendo pesantemente l’organico dei docenti curricolari e di sostegno, ci sono state pesanti ricadute sui processi di inclusione e sull’educazione-formazione degli alunni più deboli ed in difficoltà.

L’Angola e la Nigeria, ad esempio, stanno prendendo in considerazione l’idea di trasformare le scuole speciali in centri di sostegno per bambini con disabilità all’interno delle scuole ordinarie. Anche il Kenya riconosce un ruolo fondamentale al passaggio dalle scuole speciali verso un’istruzione inclusiva.

Nel nostro Paese, nonostante centinaia di Leggi, decreti e note ministeriali, non si è mai acceso il sorriso dei bambini disabili gravi e gravissimi, esclusi da quel concetto di integrazione scolastica che sulla carta, rappresenta una tappa fondamentale nella vita di un disabile.

Aldo Mucci

SGB SCUOLA

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