Negli Stati Uniti, di fronte al proliferare di forme di didattica della scrittura attraverso la tastiera ha sollecitato la convocazione di un summit di studiosi intitolato Handwriting in the 21st century? An educational summit.
E la conclusione ha evidenziato che la decisione presa dal Dipartimento dell’Educazione di rendere obbligatorio l’uso della tastiera, minimizzando l’attività di scrittura a mano, a stampatello o in corsivo, abbia portato danni consistenti.
Da qui la marcia indietro e la necessità di reintrodurre la scrittura manuale, come attività necessaria allo sviluppo delle capacità di apprendimento, argomentazione logica e di pensiero critico.
Infatti ciò che più allarmato è stata la mancanza di ricerca che dimostri l’inutilità della didattica dedicata alla scrittura a mano. Le correlazioni tra scrittura manuale e abilità di lettura e composizione non vengono minimamente prese in considerazione, con il risultato che, negli Stati Uniti, le più giovani generazioni, che hanno fruito di tale forma di educazione, non sono in grado di scrivere e leggere il corsivo.
Quanto emerso alla fine del convegno è una sostanziale consapevolezza dell’importanza della scrittura a mano e del corsivo, in particolare, che contribuiscono allo sviluppo di altre aree di apprendimento quali la lettura, la composizione, la memoria.
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La ricerca neuro-scientifica, secondo quanto pubblica l’Agi, ha evidenziato quali aree del cervello vengano più o meno interessate durante il processo di riconoscimento.
In particolare, durante la scrittura manuale si è rilevato un aumento dell’attività in tre aree celebrali che negli adulti si attivano quando si legge o si scrive: la circonvoluzione fusiforme dell’emisfero sinistro, la circonvoluzione frontale inferiore e la corteccia parietale posteriore.
Risulta significativo che tutti i bambini coinvolti nella ricerca abbiano dimostrato di articolare concetti più complessi e in tempi più brevi, se chiamati a esprimersi con carta e penna.
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