Ogni volta che c’è stato un cambio di ministro all’Istruzione, da parte dei docenti e di molte associazioni si è protestato perché non è stato scelto un insegnate, sicuramente più esperto e consapevole dei reali problemi della scuola, avendoli vissuti di persona e pure attraverso l’esperienza dei tanti suoi colleghi.
Richiesta mai evasa nel corso di decenni, che però ora si concretizza nella persona della ministra Lucia Azzolina, fresca di nomina e pure docente di lungo corso presso un liceo del siracusano. Dunque finalmente una proposta dal basso sembra esaudirsi? Pare di sì, ma leggendo le critiche nei suoi confronti, moltissime delle quali partano proprio dai suoi ex colleghi o dai sindacati o dalle associazioni, non ci siamo ancora e troppe contestazioni s’alzano.
Dai concorsi, alle nomine, alle supplenze, al sostegno vengono segnalati sempre intoppi e scelte che scontentano, fino all’ultima decisione di fornire banchi monoposto e con rotelle ai ragazzi per garantire la cosiddetta distanza buccale, onde evitare quanto più è possibile contagi da covid19.
E infatti, c’è chi prevede già battaglie in classe sul modello dei tornei medievali (riga in resta sul cavallo-baco), chi gare sull’esempio della formula 1, chi aule trasformate auto-scontri come al luna-park, e così via, mentre il vero obiettivo disegnato dalla ministra, quello cioè di consentire una didattica innovativa, grazie alle postazioni mobili e quindi alla costituzione di gruppi di studio o di un migliorato rapporto col docente, non è presa in considerazione.
Altri, in questi nuovi banchi, intravvedono il cavallo di Troia per togliere i libri e quaderni a favore del tablet o del pc portatile, come se sbarazzarsi di cartelle pesantissime fosse la fine della scuola. Che possono sembrare critiche accettabili, se non fosse che l’esperienza della didattica a distanza in fin dei conti un suo positivo riscontro l’ha portato, quello cioè di sperimentare nuove forme di insegnamento da adottare non solo nell’emergenza ma anche nella normalità e quando sarà possibile o si presenterà l’occasione.
E volendo o no, con l’informatica bisogna fare i conti, e prima o dopo i professori non potranno fare a meno di insegnare attraverso questi nuovi strumenti, al di là delle proteste dell’editoria che non può contare per sopravvivere sulle pubblicazioni per la scuola, perché la “varia” ristagna e perché in Italia si legge poco rispetto alle percentuali europee.
La scuola dunque ha l’obbligo di essere avanguardia culturale e non può inseguire, finora a distanza, ciò che nel mondo accade, si rinnova e cambia.
E ha pure l’obbligo di sperimentare, provare, capire, inventare, prospettare soluzioni, proponendo finanche obiettivi e nuovi orizzonti.
Né ci si può spaventare o criticare o mettere le mani avanti quando qualche novità interviene, come questa del banco con rotelle, di scarso rilievo senza dubbio, ma indicativa di una nuova possibile didattica, come sottolineava la ministra, di un nuovo possibile dialogo coi ragazzi, di nuove possibili aggregazioni di ricerca e studio.
Né per il fatto che gli arredi mobili possano diventare attrezzi da luna-park può impedire alla scuola, come Istituzione autorevole, di bloccarli. Sarebbe una resa, senza condizioni a qualche bullo e a qualche professore avvezzo più all’eremitaggio che alle prediche, come quelle serie dei frati predicatori, nelle fiere o fra gli eretici.
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