I bioritmi dei giovani sono diversi rispetto a quelli degli adulti per cui costringerli ad andare a scuola alle prime ore della giornata non fa bene ai loro meccanismi di apprendimento, per cui sarebbe il caso di venire loro incontro. Infatti è stato osservato da studiosi di Oxford che nelle prime ore a scuola molti “dormono” e che l’attenzione vigile e pronta a captare il mondo inizia a svegliarsi dopo le 10 e se è così bisogna approfittarne aprendo le scuole dalle 10 in poi.
E ai ragazzi di un liceo di Biella, dove il preside vorrebbe mettere alla prova questo studio inglese l’idea è subito piaciuta: entrare a scuola con tutto comodo alle 10 e un quarto, pausa-pranzo alle 13, poi di nuovo sui banchi fino alle 16,30.
Così a Biella, riporta il Messaggero, il preside del liceo scientifico David Coen Sacerdotti, non si è lasciato scoraggiare nemmeno dai velati, e forse pure aperti, mugugni dei genitori e ha tutta l’intenzione di aprire la scuola anche all’innovazione bioritmica, sulla scia delle teorie di Russell G. Foster e di Till Roenneberg, biologi e fisiologi britannici.
La scoperta oxfordiana è che chi va a scuola più tardi impara di più, è più attento ed è pure più felice: “Secondo gli studiosi”, spiega David Coen, “i ragazzi fra i 12 e i 22 anni hanno uno sfasamento di un paio d’ore, nei ritmi vitali, rispetto agli adulti. In pratica, per un adolescente alzarsi alle 7 è come per un adulto svegliarsi alle 5. Poi certo, i ragazzi si abituano. Ma non sempre. E non tutti”.
L’indagine, pubblicata sulla rivista “Current Biology” nel 2008, per certi versi demolisce molte antiche convinzioni che volevano le prime ore della giornata come le più adatte per lo studio, quando la mente è ancora libera da altri gravami.
Dice ancora il preside: “Ad esempio diciamo tutti ai nostri figli che dovrebbero andare a letto prima, quando il mattino vediamo che faticano ad alzarsi. In realtà non è così: non è la mancanza di sonno che li fa essere più intorpiditi il mattino, ma una semplice questione di ritmi biologici, probabilmente collegati anche all’adolescenza e all’età dello sviluppo”.
E se in Inghilterra l’esperimento è andato bene perchè non provarlo anche da noi? Infatti il liceo scientifico di Biella vorrebbe partire l’anno prossimo coi nuovi iscritti, tanto che ha presentato questo progetto al salone dell’orientamento scolastico per gli alunni delle medie.
Per far decollare il “circadiano” bisognerà trovare 25 allievi e formare una classe. E può darsi che l’ostilità dei genitori, preoccupati dallo stravolgimento dei propri ritmi di vita (e di lavoro) più che di quelli dei loro figli, renda l’impresa difficile. Senza contare le controindicazioni: “Un corso di questo tipo è assolutamente inadatto, ad esempio, a chi fa sport a livello agonistico, oppure segue lezioni intensive di musica o di danza. Si deve anche sapere che, tornati da scuola alle 16,30, la giornata non è finita, perché bisogna fare i compiti esattamente come i ragazzi che entrano alle 7,50”, dice il preside per cui chi non ama le levatacce, dunque, è avvisato.
“L’orario circadiano è stato introdotto alla Monkseaton High School, e gli studenti sono migliorati moltissimo. Specie quelli delle fasce più deboli e quelli che avevano più difficoltà di apprendimento”.
Nella versione inglese l’orario posticipato è stato preso alquanto sul serio, affiancato da sistemi di insegnamento “a intervallo” (tipo 15 minuti di lezione, 10 di basket, altri 15 di lezione) e dalla possibilità di studiare, o comunque di avere a disposizione testi e materiali didattici, anche a distanza, attraverso Internet. In Italia, per ora, ha battuto la pista “circadiana” solo un istituto tecnico privato di Traversetolo, in provincia di Parma.
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