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I canti degli scolari siciliani, Renzi e la stampa

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Ma c’è stato anche qualcuno che ha scritto, mentre i bambini cantavano la loro canzoncina: “Ecco la canzone che stanno cantando i pupi siciliani a @matteorenzi “. Viene da dire: la parola maledetta resta in bocca a chi l’ha detta, ma forse la signora che l’ha pubblicata, sull’onda del suo presunto scoop linguistico, non si è resa conto nemmeno delle parole usate, né con ogni probabilità ha mai letto Pirandello o Sciascia, perché altrimenti avrebbe capito che il termine, che è anche confine e limite, è pesante e in modo particolare se diretto a dei bambini.
Ma tant’è e la brutalità talvolta serve per meglio capire se è sincera meraviglia, che avrebbe però bisogno di essere illustrata, per l’accaduto o semplice rappresaglia contro un premier di appartenenza politica opposta: in ogni caso i bambini non c’entrano. .
E infatti dalle parti di un altro quotidiano di destra viene scritto: “Stiamo assistendo al sorpasso in diretta del fascismo, per assestarci dalle parti della Corea del Nord, di Kim Jong-un. Sono riusciti in un colpo solo a replicare il piccolo Balilla e a superarlo”.
Potenza di una canzone, viene da pensare, e potenza della forza evocativa ed ectoplasmatica di una filastrocca musicata alla meglio che ha fatto però indignare codesto giornale assai vicino alla destra e che però sorvola di fronte ad altri esempi “sconcertanti”, dannosi proprio per i bimbi, come il mercimonio.
Tuttavia anche da altre testate arrivano bordate contro Renzi e la canzoncina, seppure mitigata da una riflessione meridionalistica per certi versi condivisibile: “A Siracusa dunque non c’è stata la manipolazione sordida tipica dei regimi ma la paideia, il tentativo di ridurre i bambini a protesi ornamentale, di formarli alla piaggeria e all’adulazione”.
“Ma ieri a Siracusa ho visto di peggio. Un retroscena rivela infatti che nell’esibizione di quella scuola di borgata, vicina alla chiesa di Lucia, santa e sempre più cieca, non c’è stato solo l’accanimento politico — e ridicolo — del sindaco Giancarlo Garozzo. Ecco il colpo di scena: la preside Cucinotta, che è la vera regista responsabile dello spettacolino, e la sua vice Katya De Marco sono accanite militanti di Forza Italia. E dunque io, che da quelle parti sono nato, ci ho visto soprattutto la tristezza infinita di un Meridione che è ancora e sempre lo scenario naturale dello zio d’America, e mi sono ricordato che Silvio Berlusconi a Lampedusa fu accolto come un messia, come un conquistador. Perché sempre così è salutato l’uomo potente che viene da fuori, l’uomo del cargo che può essere un capopartito, un cantante, un calciatore, un presidente del consiglio o non importa chi, purché venga appunto da fuori”.
“Renzi si rilegga, per risarcire l’Italia, Carlo Levi che racconta di quel tal Vincent Impellitteri che tornato dall’America, entra in paese (era la provincia di Palermo e non di Siracusa) su una lussuosa macchina scoperta, ed è accolto dalla gente in festa che lo tratta come uno sciamano”.
E si può essere ancora d’accordo, sia con Levi e sia con l’estensore dell’articolo, ma vogliamo pure ricordare che moltissime volte sono arrivati rimproveri contro i premier e i politici che stanno troppo tempo infilati nei Palazzi e mai scendono tra il popolo e la gente per sentirne le lagnanze o le necessità o le difficoltà, toccando con mano il loro quotidiano.
E quando viene fatto, ecco che una canzoncina diventa motivo solo di polemiche.

Per quanto ci riguarda avevamo già annunciato cosa sarebbe successo con questa idea di Renzi di visitare le scuole e a conti fatti, visti i risultati non ci siamo sbagliati.