Chiedono 25 milioni all’anno d’aumento e stanno dibattendo se sia preferibile rimanere nel comparto scuola od essere assimilati ai dirigenti di altre amministrazioni: sono gli 11 mila capi di istituto di tutta Italia e aspettano con ansia che l’Aran faccia finalmente il primo passo e apra ufficialmente la trattativa contrattuale.
Certo è che 25 milioni all’anno non sono pochi, soprattutto di questi tempi e dopo che persino un insigne personaggio come Franco Frabboni (docente di pedagogia a Bologna, ispiratore più o meno ufficiale di molte innovazioni e riforme degli ultimi 20 anni) è intervenuto per dire che già adesso i capi di istituto sono trattati fin troppo bene.
Ma secondo l’Anp (Associazione Nazionale Presidi) i numeri dimostrerebbero tutt’altro.
Intanto: se lo stipendio dei capi di istituto aumentasse di 25 milioni all’anno, si realizzerebbe semplicemente la perequazione con i dirigenti dei Ministeri, degli Enti Locali e degli amministrativi della Sanità.
Attualmente, infatti, lo stipendio medio dei dirigenti scolastici è di 66 milioni l’anno (si tratta di una elaborazione Anp su dati ufficiali del Ministero del Tesoro), mentre le retribuzioni in altri comparti sono di ben altro tenore: 85 milioni nella sanità (dirigenti amministrativi), 90 negli Enti locali, 92 nei ministeri, 95 nelle aziende autonome e 120 negli Enti pubblici non economici.
Molto spesso la differenza fra le retribuzioni è dovuta non tanto alla base stipendiale quanto alle indennità aggiuntive di vario genere legate a specifici istituti contrattuali.
Ed è così che i 66 milioni dei capi di istituto sono formati da 62 di stipendio e 4 di indennità, mentre negli Enti locali si arriva a 90 milioni grazie a 28 di indennità; un caso-limite è quello degli Enti pubblici non economici dove ai 68 milioni dello stipendio-base (di poco superiore a quello dei presidi) si aggiunge una indennità di 52 milioni: totale 120 milioni !
I dati forniti dall’Anp sembrano smentire anche un altro luogo comune: i capi di istituto sono molti e dunque ogni beneficio economico inciderebbe in modo pesante sui conti dello Stato.
Secondo l’Anp – però – le cose non stanno così: i capi di istituto sono poco più di 11 mila, sempre 1.000 in meno dei dirigenti degli Enti Locali e poco più della metà di quelli della Sanità.
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