Ricordate il brano dei “I promessi sposi”, e precisamente quello in cui Renzo va a parlare dei propri guai all’avvocato Azzeccagarbugli, portandogli in dono quattro capponi vivi, che, infastiditi e irritati, dal movimento scoordinato del braccio di Renzo e dalla posizione con cui li sta tenendo sospesi nell’aria a testa all’ ingiù, cominciano a prendersi a beccate tra loro?
Come si può non ricordare una così magistrale descrizione fatta dal Manzoni?
Parafrasando questa immagine storica, che ci riconduce a quando eravamo sui banchi di scuola, sembra di rivederla apparire figuratamente nelle mani del nostro premier Enrico Letta, mentre esterna i suoi guai al Presidente della Repubblica Napolitano, mentre alle sue spalle i capponi del popolo della libertà, o forse dovremmo dire della nuova Forza Italia e del Partito democratico se le danno di santa ragione.
Tra i capponi più combattivi e minacciosi c’è senza ombra di dubbio il capogruppo alla Camera del Popolo delle Libertà Renato Brunetta, che anche questa mattina, dalle frequenze di Radio anch’io, ha ribadito che se l’Italia è in crisi, la responsabilità è anche della scuola, dell’informazione e dei sindacati.
Il battibecco tipico dei capponi manzoniani, si materializza alle spalle di Letta, tra Brunetta e il responsabile economico del partito democratico Fassina.
Per Brunetta infatti l’Imu sulle prime case e sui terreni e fabbricati agricoli non si deve più pagare e l’Iva non deve assolutamente aumentare. Il capogruppo del PDL alla Camera invita Fassina a mettere da parte la vocazione tassatrice, sua e del suo partito, che ha già prodotto, a suo modo di vedere, con i provvedimenti sulla scuola, insopportabili e inaccettabili aumenti di imposte.
Gli italiani non ce la fanno più. La minaccia è chiara ed evidente a tutti: non si può pensare di non toccare, nel patto di stabilità 2013, la scuola e lasciare che passi l’aumento dell’Iva.
Queste dichiarazioni, ripetute più volte da vari esponenti del Popolo della Libertà, fanno vacillare l’impegno preso dal governo Letta, sull’evitare di continuare a tagliare i fondi destinati alla scuola.
Anche l’on. Gelmini fa dichiarazioni forti sul precariato, ritenendo scandaloso il decreto D’Alia sulla stabilizzazione dei precari. Dalle parti del centro destra si ritiene esagerato e dispendioso l’impegno del piano di assunzioni dei docenti e personale Ata per il prossimo triennio, soprattutto se questo dovesse comportare l’impossibilità di evitare l’aumento dell’Iva. Sembrerebbe che la decadenza da senatore di Berlusconi, stia innescando una strategia di logoramento del governo Letta, che a suo dire non vuole fare la fine di Jo Condor del mitico Carosello, minacciando strategicamente di colpire il settore della scuola, tanto caro al Partito Democratico.
Tra capponi irritati e infastiditi e Jo Condor mancati, siamo curiosi di capire quanto durerà questa commedia napoletana che vede protagonisti i paladini di una presunta equità fiscale e coloro che vorrebbero salvare la scuola dal pagare un ulteriore prezzo, anche in questa nuova legge di stabilità.
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