Dopo l’idillio di inizio legislatura, il rapporto tra i giovani di Comunione e Liberazione ed il ministro Gelmini sembra essersi logorato: al punto che durante il raduno di questi giorni a Rimini, una loro rappresentanza, composta da docenti e personale scolastico, avrebbe deciso addirittura di avviare una raccolta firme contro l’inerzia del Dicastero di viale Trastevere di fronte all’esigenza dei laureati dal 2008 in poi di abilitarsi all’insegnamento. I motivi del mutamento di rapporto si colgono tutti nelle parole di Francesco Magni, presidente del Clds, il Coordinamento liste per il diritto allo studio di carattere universitario: “il suo comportamento (riferendosi al Ministro ndr) è inqualificabile: si è genuflessa davanti ai sindacati per fare entrare solo quelli che l´abilitazione l´hanno già ottenuta e ha tagliato fuori tutti gli altri. Altro che nuova scuola”. Duro anche il commento di Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà e fondatore della Compagnia delle Opere, una sorta di piccola Confindustria ciellina: “è giusto assumere i precari e sbarrare le porte ai giovani? È un intervento statalista, in contraddizione con la natura di un Governo che si dice liberale. Su questi temi si dialogava di più con un vecchio signore comunista come Luigi Berlinguer. Ora siamo alla guerra fra generazioni”, conclude Vittadini che insegna anche materie statistiche alla Bicocca di Milano.
In difesa della Gelmini, oltre che del proprio operato, si sono subito mossi i sindacati: nella stessa giornata in cui sono partite le critiche dalla riviera romagnola, domenica 28 agosto, Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola, ha voluto “ricordare che alle graduatorie del personale precario è riservato, da tempo immemorabile, il 50% dei posti disponibili per le assunzioni: il resto va alle graduatorie dei concorsi ordinari. Una regola sempre seguita e rispettata, anche negli anni in cui era ministro il “signore comunista Berlinguer” e anche in questi giorni per le operazioni di nomina in ruolo”. Certo, Scrima ammette “la necessità di riattivare al più presto un canale di reclutamento ordinario che già la finanziaria per il 2008 aveva messo in cantiere, dando apposita delega al ministro perché vi provvedesse, insieme alla riforma dei percorsi di formazione dei docenti. Dare opportunità di accesso all’insegnamento anche a chi oggi non è nelle graduatorie ad esaurimento è infatti doveroso: si eviti però di esasperare le tensioni esistenti fra le tante anime di un precariato che non ha bisogno di ulteriori conflitti”.
Per la Cisl, quindi, “chi è in graduatoria non merita di passare per privilegiato” e “chi attende di abilitarsi deve poterlo fare ed avere presto la sue opportunità di concorrere al lavoro nella scuola”. Ma per avviare i nuovi corsi di abilitazione occorre prima definirne la consistenza numerica. Ne è convinto Massimo Di Menna, segretario generale Uil Scuola, secondo cui “ripetere l’errore di prospettare nuove abilitazioni prescindendo dal numero dei posti disponibili” creerebbe i presupposti per ricostituire “inevitabilmente un sistema di graduatorificio permanente. Prevedere piuttosto, un tirocinio formativo con un numero programmato, così come previsto attualmente, è assolutamente di buon senso perché – mentre si procede al piano di immissioni in ruolo dalle graduatorie esistenti, sia dei precari che dei vincitori di concorso – si programma la formazione dei nuovi insegnanti necessari”. Per il leader della Uil Scuola occorre quindi “far partire subito i tirocini formativi per la fase transitoria e i corsi di laurea a numero programmato” e “contestualmente bandire i concorsi per la copertura immediata di tutti i posti nelle province dove sono esaurite le graduatorie”.
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