Dopo il via libera del Senato, lo scorso 23 gennaio, il DDL Calderoli riceverà il sì definitivo da Montecitorio con il passaggio definitivo alla Camera. Quale scenario si aprirà con l’attuazione dell’autonomia differenziata? Si avrà la fine della Repubblica una e indivisibile con, potenzialmente, 20 sistemi scolastici, 20 sistemi sanitari, 20 normative ambientali e di sicurezza sul lavoro, 20 gestioni delle infrastrutture. Non bisogna dimenticare che, una volta ratificate dal Parlamento, di fatto emarginato e declassato a ruolo meramente consultivo e di ratifica, le intese governo-regione hanno durata decennale e non sono reversibili, se non per un recesso da parte delle regioni stesse. Delle 23 materie, ben 9 potranno essere devolute alle Regioni che ne faranno richiesta: Organizzazione della giustizia di pace, Rapporti internazionali e con l’Unione europea, Commercio con l’estero, Disciplina delle Professioni, Protezione civile, Previdenza complementare e integrativa, Coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, Casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale, Enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale. Da queste derivano 184 funzioni che saranno immediatamente operative senza dover attendere il percorso della determinazione dei Lep. L’autonomia regionale differenziata porterebbe alla frantumazione del sistema unitario di istruzione, minando nel contempo alla radice l’uguaglianza dei diritti, il diritto all’istruzione e la libertà di insegnamento (Costituzione, artt. 3, 33 e 34), ma subordinerebbe l’organizzazione scolastica alle scelte politiche, prima ancora che economiche, condizionando localmente gli organi collegiali. Tutte le materie che riguardano la scuola, e oggi di competenza esclusiva dello Stato o concorrente Stato-Regioni, passerebbero alle regioni, con il trasferimento delle risorse umane e finanziarie. Anche i percorsi PCTO, di istruzione degli adulti e l’istruzione tecnica superiore sarebbero decisi a livello territoriale, con progetti sempre più legati alle esigenze produttive locali, così come sarebbero decisi a livelli territoriali gli indicatori per la valutazione degli studenti. Anche le procedure concorsuali avrebbero ruolo regionale e più difficili diventerebbero i trasferimenti interregionali.
Sarebbe destinato a mantenere una residuale funzione di cornice introducendo una versione regionale delle “gabbie salariali”, con i salari di alcune aree del nord che cresceranno, o resteranno stabili, e quelli del centro-sud che diminuiranno. Il progetto dell’autonomia differenziata scardinerebbe il funzionamento del sistema d’istruzione nazionale ma anche di altri servizi pubblici, dalla Sanità alle infrastrutture, dai porti agli aeroporti, e poi strade e autostrade, giustizia di pace, protezione civile, facendo venir meno la tenuta del Paese e emarginando i più vulnerabili e indifesi. È incomprensibile come il governo sia rimasto sordo di fronte a bocciature eccellenti al DDL Calderoli pervenute da ex presidenti della Corte Costituzionale come Paolo Maddalena, Giovanni Maria Flick e Ugo De Siervo, dal Dipartimento Affari Legislativi della Presidenza del Consiglio dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, dalla Banca d’Italia, dalla stessa Confindustria. Dura la posizione di mons. Savino e del cardinale Zuppi, rispettivamente vicepresidente e presidente della Conferenza Episcopale italiana che esprimono le loro preoccupazioni e invitano a rispondere all’egoismo con la solidarietà tra i vari territori. Noi Cobas, fin dalla prima ora, siamo stati una presenza coerente e costante in tutte le piazze mobilitate e chiamiamo alla mobilitazione e alla partecipazione della S(Veglia) laica per la Repubblica organizzata dal Comitato nazionale contro ogni autonomia differenziata per l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti, di cui siamo parte attiva su tutti i territori, che si terrà giovedì 13 giugno a Roma, in piazza Montecitorio, dalle 17.00 alle 20.00. Noi Cobas non ci rassegniamo e proseguiremo le azioni di lotta pacifica e che la Costituzione ci consente, accanto ai Comitati territoriali per il ritiro di ogni autonomia differenziata, e avanziamo fin da ora la richiesta di impugnazione della legge davanti alla Corte costituzionale da parte delle singole Regioni e il referendum abrogativo se sarà dichiarato ammissibile.
Carmen D’Anzi Esecutivo nazionale COBAS Scuola
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