Lo scorso 23 gennaio il DDL Calderoli per l’Autonomia differenziata (AD) è stato approvato al Senato ed intende ricevere un altro sì con il passaggio definitivo alla Camera, ove è stato calendarizzato per il 29 aprile. Le opposizioni presenteranno una pioggia di emendamenti e chiederanno tempo per “approfondimenti”. Sul progetto si sono espresse criticamente molteplici voci: dalla Banca d’Italia alla Corte dei Conti, e persino la Conferenza episcopale e la Confindustria; e poi l’Ufficio Studi Bilancio del Senato, il Dipartimento Affari Legislativi della Presidenza del Consiglio, l’ Ufficio Parlamentare di Bilancio. Negli ultimi giorni sono venute altre due bocciature da due ex presidenti della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flick e Ugo De Siervo, che paventano il rischio di “una rottura dell’equilibrio costituzionale tra i poteri” in riferimento al combinato tra AD e premierato. Da segnalare il braccio di ferro tra Forza Italia, che vuole rimandare la votazione alla Camera a dopo le elezioni europee, e la Lega che invece mira a incassare il risultato prima possibile, mentre un emendamento per rinviare il voto a dopo le elezioni europee è stato promosso da Roberto Occhiuto, presidente della regione Calabria, che, di concerto con Forza Italia, intende far approvare dal suo Consiglio regionale una mozione unitaria contro l’Autonomia differenziata.
I rischi di avere 20 scuole regionali differenti sono ben rappresentati dalla provincia autonoma di Trento che ha deciso di abolire gli esami per il recupero dei debiti formativi per il passaggio alla classe successiva, mentre l’adiacente provincia di Bolzano ha mantenuto gli esami per il recupero delle insufficienze. La decisione trentina è stata contestata dal corpo docente, che ha iniziato una raccolta firme, e dai genitori. Il rischio è una scuola regionalizzata con caotica e distruttiva disparità di regole che porterebbe ad un’inevitabile emigrazione scolastica e all’abolizione del valore legale del titolo di studio. L’AD porterebbe alla frantumazione del sistema unitario di istruzione, minando alla radice il diritto all’istruzione e la libertà di insegnamento, e subordinerebbe l’organizzazione scolastica a scelte politiche e economiche, esterne e estranee all’istruzione, condizionando gli organi collegiali. Tutte le materie che riguardano la scuola, oggi di competenza esclusiva dello Stato o concorrente Stato – regione, passerebbero alle Regioni, con il trasferimento delle risorse umane e finanziarie. Anche i percorsi PCTO, di istruzione degli adulti e l’istruzione tecnica superiore sarebbero decisi a livello territoriale, con progetti sempre più legati alle esigenze produttive locali, così come sarebbero decisi a tale livello gli indicatori per la valutazione degli studenti, con il rischio dell’abolizione del valore legale del titolo di studio. Anche le procedure concorsuali avrebbero ruolo regionale e più difficili diventerebbero i trasferimenti interregionali. La contrattazione nazionale manterrebbe una residuale funzione di cornice introducendo una versione regionale delle “gabbie salariali”, con i salari delle regioni del Sud che diminuirebbero, con la motivazione del minor costo della vita.
I COBAS, presenti in tutte le piazze mobilitate contro l’AD, rimarcando la loro assoluta contrarietà a tale distruttivo attacco all’unitarietà dei diritti sociali, con l’affidabilità in tal senso dei propri candidati/e, partecipano alle elezioni per il rinnovo del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI, organo di garanzia dell’unitarietà del sistema scolastico nazionale) con in prima linea il NO all’AD tra i propri impegni programmatici, per i quali chiedono il voto a docenti ed ATA il 7 maggio. E due giorni dopo, il 9 maggio, hanno indetto uno sciopero contro l’AD e contro i quiz Invalsi (che in quella giornata verranno effettuati nella scuola Primaria), insieme ad altre richieste in difesa della scuola pubblica e delle condizioni salariali e di lavoro di docenti ed ATA con manifestazioni territoriali (a Roma al Ministero Istruzione, dalle ore 9.30) a cui invitano a partecipare tutti i docenti ed ATA interessati a difendere l’unitarietà del sistema nazionale di istruzione e la retribuzione e il lavoro del personale scolastico.
Carmen D’Anzi Esecutivo nazionale COBAS SCUOLA
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