Da oltre un paio di decenni, con il ripristino della festività del 2 giugno, la celebrazione delle Forze Armate, come istituzione garante dell’unità nazionale della Repubblica, è divenuta il grimaldello per una marcata torsione costituzionale e per un progressivo elogio della vita militare, presentata con grande retorica nelle scuole del nostro Paese in occasioni come il 4 novembre o altre ricorrenze belliche, tra cui le battaglie a fianco dell’esercito nazista (El Alamein, Nikolajewka), ma dimenticando quelle veramente eroiche (come la resistenza del battaglione Aqui, Carabinieri e Finanzieri a Cefalonia dopo l’8 settembre). Con la fine dell’URSS nel 1991 sono iniziate missioni militari internazionali con la partecipazione italiana, dal Medio Oriente ai Balcani, sotto l’egida ONU e NATO. Da allora è pure iniziata nel nostro Paese una discussione sull’interpretazione autentica dell’articolo 11: il confronto – tra chi pone l’accento sul “ripudio” della guerra e chi sostiene come in determinate circostanze non vi siano impedimenti costituzionali per interventi promossi da “organismi internazionali” – ha visto il baricentro prendere verso quest’ultima concezione: così, lo spirito costituzionale ha subito una sostanziale trasfigurazione. Gli eufemismi per mimetizzare l’ideologia bellicista con messaggi propagandistici non sono una prerogativa esclusivamente italiana, né dell’Occidente: ad esempio, l’utilizzo della formula propagandistica “Operazione Speciale” – per non utilizzare il termine “guerra” contro l’Ucraina – da parte di Putin è il segno di come la belligeranza stia tornando ad essere strumento di risoluzione delle controversie internazionali. In questi anni, anche in Italia le operazioni militari all’estero sono state accompagnate da un processo di manipolazione del senso comune, accentuatasi da quando la funzione difensiva dell’esercito italiano ha lasciato il campo alla professionalizzazione delle Forze Armate con la legge 226/2004, con cui dal 1° gennaio 2005 è sospeso il servizio di leva. La naturale accoglienza positiva di tale legge da parte della maggioranza dei giovani ha avuto un contrappasso con la pervasiva diffusione di una ideologia bellicista nella società.
Questa pervasività dell’ideologia di guerra non sta risparmiando le scuole e il sistema educativo: sono proliferate negli anni iniziative di coinvolgimento delle scolaresche, di ogni ordine e grado, ad numerose iniziative in cui le Forze Armate sono state promosse ad agenzia formativa ed educativa, con il compito di presentare e promuovere i principi costituzionali di pace e solidarietà. È abbastanza straniante che venga affidata alle Forze Armate la formazione sui principi costituzionali rivolti a fasce di studenti che vanno dai tre anni ai 18 (dalle Materne alle superiori), anche in considerazione che all’interno dei corpi militari sono spesso tollerati, quando non incoraggiati, bullismo e comportamenti prevaricatori, e in certi casi “nostalgie” per il fascismo. Possiamo infatti registrare, ancora a macchia di leopardo, ma in crescita, la proliferazione di iniziative rivolte alle scolaresche, in cui sono previste visite alle caserme ed esposizione di nuovi mezzi da combattimento (tra cui F-35 ed Eurofighter): ad esempio, dal 24 al 29 marzo in Piazza del Popolo a Roma, per il centenario dell’Aeronautica Militare, si tiene la mostra Air Force Experience, rivolta alla cittadinanza, ma soprattutto ai giovani delle scuole; il 27 aprile a Pisa si celebra ormai da molti anni la “Giornata della Solidarietà” (per ricordare Nicola Ciardelli, Capitano dell’Esercito nella ”Operazione Antica Babilonia” durante l’occupazione internazionale dell’Iraq, morto nell’attentato di Nassiriya del 2006) in cui le scolaresche partecipano a vari progetti e incontri anche in caserme operative. Ancora, si diffondono sempre di più le presentazioni nelle scuole per l’orientamento ai percorsi post-scolastici da parte di Forze Armate, al pari delle Università statali e (purtroppo) private; a questo si aggiunga che da parte delle scuole vengono stipulate convenzioni con corpi militari per lo svolgimento delle attività di PCTO, in cui si sviluppano progetti che prevedono la presenza di studenti nelle caserme, o infine forme surrettizie di propaganda come la promozione nelle palestre scolastiche della cosiddetta Ginnastica Dinamica Militare.
Quello che emerge è un progetto teso a promuovere la vita e la carriera militare come un’opzione professionale da incentivare ed equiparare a qualunque altra, esaltando lo spirito e l’orgoglio militarista: in questo modo, si diffonde e si rafforza l’ideologia della guerra come strumento necessario per mantenere gli equilibri internazionali, mentre si contribuisce a stravolgere il dettato costituzionale che “ripudia la guerra” come “mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Giovanni Bruno RSU COBAS Liceo F. Buonarroti – Pisa
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