Nonostante le mobilitazioni promosse dai Cobas durante e dopo la pandemia con Priorità alla Scuola e i Coordinamenti locali di genitori, docenti, studenti e RSU, come ogni anno anche per il prossimo viene rilanciato dagli organi di stampa l’allarme sociale sulla formazione delle classi pollaio.
Per fare un esempio locale nella Piana di Lucca sono emersi finora ben 30 casi critici di classi autorizzate per il prossimo anno: al Liceo Vallisneri una classe con 32 alunni; alle medie dell’IC Camigliano una classe con 25 alunni, di cui 1H, un’altra con 25 (2H), un’altra ancora con 27; all’IC Lammari una prima elementare con 26 alunni (2H), una quinta con 29 alunni; una prima media a Borgo a Mozzano con 28 alunni, una prima superiore all’ ISI Benedetti con 25 alunni (1H) ecc. ecc. Una situazione non dissimile si prospetta in Versilia, con casi eclatanti, per esempio al Don Lazzeri di Pietrasanta è prevista una seconda con 35 alunni di cui 2 con disabilità e una prima dell’agrario con 29 studenti di cui ben 5 H (!), numeri che hanno già spinto alcuni genitori a ritirare i figli. Le classi pollaio dipendono dalla determinazione dell’organico provinciale: 10 posti di docenti tagliati per il prossimo anno, che si aggiungono ai 4 del 22-23 e ai ben 43 del 21-22, per un totale di 57 docenti in meno in 3 anni; le classi autorizzate per il 23-24 sono 50 in meno rispetto alle richieste, di cui 26 alle superiori nonostante un incremento di 213 alunni. Poi, ogni anno viene messo qualche rattoppo, la maggior parte delle situazioni critiche resta invariata, ma soprattutto le classi pollaio si ripresentano di nuovo l’anno successivo.
Ma, naturalmente, non si tratta di un problema locale, dato che denunce e relativo allarme sociale rimbalzano dai giornali locali di tutte le province italiane.
Quali sono, allora, le cause strutturali delle classi pollaio? In genere, per motivare i tagli si invoca il calo demografico, che però potrebbe essere l’occasione per ridurre il numero degli alunni per classe. Invece, il calo demografico diventa strumento per tagliare gli organici, come prevede di bel nuovo la Legge n. 79/22: 11.300 posti in meno a livello nazionale a partire dal 2025/26, i cui risparmi saranno usati per finanziare la formazione (obbligatoria per i neo assunti) e per premiare i docenti in carriera, in base all’ideologia del merito! In realtà le classi pollaio sono dovute all’applicazione del DPR n. 81/ 2009, la Riforma Gelmini, che puntava a tagliare 8 miliardi di euro per la scuola. I criteri prevedono: per l’infanzia minimo 18 e massimo 26 alunni, elevabili a 29; per la primaria minimo 15 e massimo 26, elevabili a 27; per la media minimo 18 e massimo 27 elevabili a 28 (a 30 se il numero degli iscritti non supera tale numero); alle superiori nelle classi iniziali si va da 27 a 30 e per quelle intermedie la media deve essere 22 per non accorpare le classi. Se, però, vi sono alunni con disabilità in tutti gli ordini di scuola le classi iniziali non possono andare oltre i 20, derogabili sino a 22. Ma l’applicazione di questi criteri deve essere compatibile con l’assegnazione di posti in organico da parte del ministero e la relativa suddivisione tra regioni e province, che a loro volta sono determinati dalle risorse assegnate all’organico docente ogni anno con la legge di bilancio. Per cui, se non vi sono risorse stanziate di fatto vengono violati in pejus gli stessi criteri previsti dalla riforma Gelmini.
Le responsabilità politiche delle classi pollaio sono di tutti i governi che si sono succeduti dal 2009 a oggi che non hanno modificato la riforma Gelmini, ma ancor di più dell’attuale governo, che continua ad applicare norme sorte nel periodo dell’austerità e dei tagli, mentre sono disponibili fino al 2026 circa 30 mld di euro del PNRR per la scuola. Solo per la lotta alla dispersione scolastica sono previsti 500 milioni di euro, di cui 27.811.307 euro per la Toscana e 3.369.313 euro per sole 23 scuole della provincia di Lucca! Un progetto che, peraltro, prevede pesanti condizionamenti didattici e uso dei quiz Invalsi a crocette per selezionare gli studenti fragili e monitorarne i progressi. Chiunque lavori a scuola sa che per combattere la dispersione occorrono classi non numerose. Invece, si continuano ad applicare norme che creano le classi pollaio e poi si stanziano soldi per combattere la dispersione, che è causata principalmente dalle classi pollaio! Si parla tanto di modifica del PNRR: perché non lo si fa riducendo a 20 il numero massimo di alunni per classe (15 con alunni con disabilità) e assumendo i docenti precari con 3 anni di servizio e gli ATA con due, come chiediamo da anni? Ricordiamo che quasi il 25% dei docenti e il 20% degli Ata sono precari, una delle percentuali più alte in Europa. La dispersione si combatte eliminando le classi pollaio e garantendo la continuità didattica!
Rino Capasso – Cobas Lucca
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