Il “governo dei migliori” ha deciso di accelerare e di portare a casa uno dei tanti obiettivi che molti ministri (a partire da Berlinguer con il “concorsaccio”) hanno provato a conseguire: differenziare gli stipendi degli insegnanti e creare docenti di seria A e B. Secondo il Decreto scuola, dal 2023/24 nella scuola italiana troveremo tre diverse tipologie di docenti:
1. Chi si “limiterà” a svolgere il lavoro in classe e resterà con gli aumenti legati agli scatti di anzianità (ma sarà comunque obbligato a seguire corsi di formazione sulla didattica digitale)
2. Chi deciderà di partecipare alla lotteria della formazione incentivata
3. I neoimmessi in ruolo che dal 2023/24 saranno obbligati a svolgere la formazione incentivata
Il meccanismo è perverso: i docenti che vorranno aumentare il proprio stipendio dovranno aggiornarsi gratuitamente per tre anni, e poi sottoporsi al comitato di valutazione (formato da insegnanti e con il preside di un’altra scuola o un dirigente tecnico). Il comitato di valutazione potrà però promuovere solo il 50% dei docenti che faranno richiesta, per cui la metà avrà lavorato gratuitamente e inutilmente. I promossi potranno decidere se continuare la “carriera” ed avviarsi verso un altro triennio di formazione (sempre gratuitamente) al termine del quale (se rientreranno nel 50% dei promossi) avranno un ulteriore aumento di stipendio. Altro che condivisione e collegialità! La competizione si accamperà al centro della scuola. Il monte orario della formazione e la quantificazione degli aumenti salariali saranno definiti in accordo con i sindacati e inseriti nel contratto nazionale. L’operazione sarà finanziata con i fondi del PNRR, spostando (dal 2028) le risorse utilizzate per la carta del docente e “mediante razionalizzazione dell’organico di diritto effettuata a partire dall’anno scolastico 2026/2027″, cioè tagliando 9.600 cattedre, una vergogna di fronte alle classi “pollaio“. Il tutto organizzato da un nuovo “carrozzone” genera-stipendi, la Scuola di Alta formazione dell’istruzione diretto dai presidenti di INVALSI e INDIRE insieme ad altre “personalità” nominate dal Ministro; e la scuola vi potrà inserire soggetti privati. Sarà dunque ancora l’INVALSI a orientare la formazione e la didattica nella scuola e i contenuti saranno quelli che da anni i docenti sperimentano: didattica digitale, inclusione intesa come medicalizzazione, orientamento inteso come marketing, competenze intese come addestramento, ecc. ecc., corsi umilianti professionalmente e intellettualmente, in cui i docenti si riducono ad essere carne gratuita da stipendio per formatori spesso discutibili. Ma il vero business si genererà con il meccanismo della certificazione; infatti la Scuola di Alta formazione si raccorderà “con soggetti pubblici e privati fornitori di servizi certificati di formazione”; si svilupperà ulteriormente quel mercato delle certificazioni che rappresenta uno strumento di progressiva privatizzazione della scuola.
L’obiettivo del governo è dividere e gerarchizzare i docenti, creare una presunta élite che avrà uno stipendio maggiorato e, magari, anche punteggio aggiuntivo per la graduatoria interna e per la mobilità, come era previsto nelle prime versioni. Questa “formazione” non porta ad un aumento della qualità dell’insegnamento, ma punta a veicolare all’interno delle classi quel ciarpame didattico che già tanti danni ha causato, producendo un analfabetismo cognitivo di ritorno. Dobbiamo fermare il governo e impedire che i sindacati confederali si limitino a salvaguardare le loro prerogative senza modificare la sostanza. La “riforma”:
● rafforza i “cerchi magici” intorno ai presidi mentre la scuola ha bisogno di potenziare gli organi collegiali e recuperare le loro prerogative erose dai presidi;
● divide e gerarchizza i docenti mentre nella scuola c’è bisogno di maggiore condivisione e collegialità;
● implementa una didattica che esalta tutto ciò che si svolge fuori della classe, mentre un serio progetto di aggiornamento (retribuito) dovrebbe rafforzare la didattica delle discipline per combattere l’analfabetismo cognitivo.
COBAS SCUOLA
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