R.G., L.O., S.B. e S.M. hanno figli, in alcuni casi molto piccoli. Sono docenti precarie e quest’anno NON lavoreranno. Non lo hanno deciso loro. Per loro l’algoritmo ha deciso che la scuola non c’era. Ma quella scuola, invece, c’era per chi ha anche 20 punti in meno di loro!
Quando Rigoberta, Lidia, Sandra e Silvia (i nomi sono di fantasia) hanno espresso le loro preferenze, come tutti gli altri, hanno dovuto farlo “al buio”, ovvero senza sapere quali sarebbero state le scuole effettivamente disponibili.
Hanno “scelto” ad agosto, ma le scuole disponibili si sono sapute a settembre, contemporaneamente alla loro esclusione da parte dell’algoritmo.
Rigoberta, Lidia, Sandra e Silvia, nella loro scelta “al buio” avevano deciso di non indicare le scuole troppo lontane. In un Paese con servizi sociali sempre più scarsi, lavorare troppo lontano da casa vuol dire rinunciare alla vita familiare. Quando è arrivato il loro turno di nomina, l’algoritmo ha analizzato le loro scelte e, poiché – in quel momento – nessuna delle scuole da loro indicate, un mese prima “al buio”, era disponibile, le ha escluse e considerate “rinunciatarie” su tutte le scuole della provincia, anche quelle che avevano scelto. Al turno successivo, però, le scuole da loro espresse come preferenze sono magicamente riapparse. Questo è potuto accadere grazie al perverso meccanismo dell’algoritmo, per cui chi rinuncia ad una scuola al primo turno di nomina (perché magari nel frattempo ha vinto il concorso o altro) rende disponibile la scuola solo per il secondo turno di nomina, cioè per coloro in posizione più bassa in graduatoria.
Ma Rigoberta, Lidia, Sandra e Silvia, ma anche Francesco, Beppe… sono tutt’altro che “rinunciatarie/i”: semplicemente l’algoritmo le/i ha discriminate/i perché mamme o papà o semplicemente cittadine/i che hanno scelto di conciliare la vita familiare o personale col lavoro.
A questa discriminazione, si aggiunge che centinaia di precari in tante province hanno dovuto chiedere la correzione del loro punteggio in graduatoria. Si aggiunge anche che l’algoritmo ha generato centinaia di errori nell’assegnazione delle scuole. Addirittura è accaduto che il supplente sia stato nominato dove il posto non c’era. Tutto ciò ha prodotto un superlavoro di rettifiche che alcuni uffici periferici del ministero hanno svolto con disponibilità, ma in affanno, viste le riduzioni di organico subite negli anni; altri, invece, si sono chiusi a riccio, sbattendo materialmente i telefoni in faccia ai precari, non rispondendo ai reclami inviati via PEC… per difendere l’indifendibile!
Per citare un altro esempio: è successo, in particolare in alcune classi di concorso, che molti colleghi abbiano “flaggato”, nella scelta delle 150 preferenze (in pieno periodo ferragostano), un contratto con minimo 12 ore. Ora, succede che in una di quelle classi di concorso sia rimasto solo uno spezzone di 7 ore, cosa fa l’Algoritmo? Va avanti fino a che “scova” qualche collega che aveva indicato di accettare spezzoni anche di 7 ore: nel frattempo però il sistema ha saltato almeno 30/40 docenti che avevano un punteggio maggiore. Ma, oltre il danno c’è anche la beffa perché il candidato che non aveva indicato lo spezzone di 7 ore, viene automaticamente e inderogabilmente considerato rinunciatario per quella classe di concorso e non potrà più ricevere nomina da GPS per quella specifica cdc, anche in caso di ulteriore turno di scorrimento, per l’intero anno scolastico.
Le convocazioni in presenza avrebbero permesso di evitare tutto questo con la possibilità di cambiare le scelte al mutare della situazione. Ciò avveniva in molte province perfino nel primo anno della pandemia. Un sistema informatizzato non può gestire tutte le variabili per la determinazione degli incarichi, perché molti aspiranti sono inseriti in diverse graduatorie, con una posizione diversificata e un numero di posti disponibili molto eterogeneo.
Il ministero ha voluto dare un’apparenza di efficienza, ma in realtà sta producendo sfaceli. L’esperienza degli ultimi 2 anni dimostra che, con le procedure online, le nomine sono diventate sottoposte al gioco del caso. Lo scorso anno, appena pubblicati i primi esiti delle operazioni, abbiamo chiesto ai vari ATS di rettificare le nomine. Qualcuno ha negato l’evidenza dei fatti, altri uffici hanno ammesso che non erano in grado di intervenire. E quando si è chiesto l’accesso agli atti relativi all’algoritmo che ha regolato la procedura: gli uffici hanno risposto che non ne avevano la minima idea.
Fino a quando il TAR del Lazio, con ordinanza 4816/2022 pubblicata il 21 aprile 2022, condividendo integralmente la tesi dei Cobas, ha condannato il Ministero a esibire e consegnare i file sorgente del software e/o l’algoritmo utilizzati dall’amministrazione centrale per le convocazioni telematiche ed il conferimento degli incarichi di supplenza ai candidati presenti nelle graduatorie per le supplenze (GPS) per l’anno scolastico 2021/2022.
Chiediamo nuovamente che si torni alle convocazioni in presenza, in ordine di punteggio e nel rispetto delle riserve e precedenze, per scegliere la scuola nella quale andare a lavorare, sulla base dei posti (anche di sostegno) che saranno resi noti almeno 24 ore prima.
Ai dirigenti scolastici chiediamo analoghe convocazioni in presenza anche per il personale Ata.
Esecutivo Nazionale COBAS Scuola
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