Il CCNL Scuola stabilisce norme comuni rivolte ai docenti di ogni organo e grado, dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di secondo grado, in merito alla funzione docente e al profilo professionale. È funzione di ogni docente la promozione dello “sviluppo umano, culturale, civile e professionale degli alunni” che “si esplica nelle attività individuali e collegiali e nella partecipazione alle attività di aggiornamento e formazione in servizio” e si realizza attraverso l’elaborazione, l’attuazione e la verifica del piano triennale dell’offerta formativa per ciò che concerne gli aspetti pedagogico-didattici. Ed ogni docente ha un profilo professionale costituito di “competenze disciplinari, informatiche, linguistiche, psicopedagogiche, metodologico – didattiche, organizzativo – relazionali, di orientamento e di ricerca, documentazione e valutazione”. A fronte di una funzione e di un profilo professionale che accomuna tutti i docenti dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di secondo grado, non avviene la stessa cosa per l’orario di lavoro e la retribuzione che cambiano a seconda dell’ordine di scuola di appartenenza.
L’orario di lavoro dei docenti, regolato dall’art.28 del CCNL/2007, è di 25 ore settimanali nella scuola dell’infanzia, 24 nella scuola primaria e 18 nelle scuole secondarie. Inoltre, a differenza degli altri ordini, la scuola dell’infanzia termina le lezioni il 30 giugno e le variazioni climatiche con temperature elevate ed insostenibili stanno mettendo a repentaglio la salute degli alunni e di tutto il personale scolastico. La soluzione non può essere né quella di tenere le finestre aperte, come superficialmente qualcuno suggerisce, né di variare il calendario scolastico con il posticipo di inizio delle lezioni. Sono non-soluzioni, modi per non affrontare il problema e crearne altri. Le scuole dell’infanzia, in primis, poiché frequentate da bambini molto piccoli con un sistema immunitario più immaturo, avrebbero bisogno di interventi strutturali con impianti di raffreddamento, di riscaldamento e di areazione. Ciò preverrebbe la diffusione degli agenti patogeni tra bambini e docenti, ma questi fattori di rischio correlati alla salute non vengono contemplati nei contratti.
Equità vorrebbe che gli stipendi fossero proporzionati agli orari di servizio (o, quantomeno, gli stessi per un identico ruolo in termini di funzione e profilo professionale. Ma il ruolo non è unico: gli stipendi dei docenti viaggiano in modo inversamente proporzionale all’orario del loro servizio. Come stipendio di fine carriera, un insegnante della scuola primaria, per esempio, percepisce circa 5.000 euro annui in meno del suo collega della secondaria. In pratica, man mano che si “scende” di ordine scolastico aumenta l’orario di servizio e diminuiscono gli stipendi. Da ciò, sembrerebbe che avere per studenti bambine e bambine comporti un minore impegno per il quale basta possedere poche competenze, ciò sulla base di un’anacronistica idea che nella scuola dell’infanzia si giochi e basta e in quella primaria si impari solo a leggere e scrivere e a far di conto. È una concezione che svilisce gravemente la dignità professionale di decine di migliaia di docenti e che ignora i cambiamenti avvenuti dall’ultimo trentennio del secolo scorso. Alla scuola dell’infanzia e a quella primaria è oggi assegnato un ruolo formativo fondamentale sotto diversi punti di vista, da quello cognitivo, relazionale ed emotivo a quello educativo-didattico. Basti pensare che diverse indagini internazionali e nazionali hanno dimostrato che l’aver frequentato la scuola dell’infanzia ha un effetto positivo sugli apprendimenti futuri anche tenendo conto del background socio-economico-culturale dei bambini.
Gli insegnanti della scuola dell’infanzia e di quella primaria posseggono oggi alte competenze pedagogiche, di psicologia dell’età evolutiva, interculturali, didattiche, metodologiche e disciplinari. Gestiscono classi sempre più complesse e numerose, si relazionano costantemente con le famiglie, si confrontano e progettano in team. Non a caso, sono ormai più di 15 anni che la normativa prevede la laurea per insegnare in questi due ordini di scuola.
La mancanza di un’equità retributiva e oraria tra i docenti è ormai inaccettabile e come Cobas scuola diamo avvio a una campagna politico-sindacale con l’obiettivo di cambiare tutte le norme contrattuali che ledono i diritti e la dignità professionale dei docenti della scuola dell’infanzia e di quella primaria.
Beatrice Corsetti e Bruna Sferra – Esecutivo Cobas Scuola di Roma e provincia
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