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I COBAS: storie di ordinario sfruttamento nella scuola pubblica

Un nostro iscritto ci segnala di aver ricevuto dl un istituto comprensivo di Lucca una convocazione per una supplenza di due mesi come collaboratore scolastico per 36 ore settimanali e due mesi (dal 30/10/23 al 31/12/2023) con un orario di 6 ore giornaliere e l’obbligo di rotazione, secondo le variabili esigenze di servizio, tra ben 9 sedi (8 plessi più la direzione). Non solo, ma è previsto per accettare l’obbligo di essere muniti di auto o moto, immaginiamo per poter correre, magari nel corso della stessa giornata, da una sede all’altra!

Purtroppo, come ci segnalano tanti collaboratori scolastici da tutta Italia, una perla del genere non è affatto un caso unico o raro. 

E’ evidente l’illegittimità dell’obbligo di essere munito di auto o moto per poter accettare, cosa che non è prevista da alcuna norma legislativa o contrattuale. Ma che cos’è successo alla scuola pubblica italiana per ritenere normale un orario di servizio su 9 sedi? Da un lato un clima lavorativo caratterizzato dallo strapotere di DS e DSGA, che pensano di poter disporre della forza lavoro a proprio piacimento come è tipico della scuola azienda. In questo caso non è fuori luogo il paragone con le lavoratrici-squillo che devono correre a qualsiasi chiamata, per cui diventa precario non solo il lavoro a tempo determinato in sè, ma la stessa sede di servizio. Dall’altro lato una tabella di determinazione degli organici dei collaboratori scolastici che prevede parametri che fanno crescere lentamente il personale con il numero degli studenti e dei plessi, senza tener conto, per esempio, della conformazione degli edifici o del numero dei lavoratori giustamente esonerati dalle pulizie in quanto beneficiari della Legge n. 104, con un inevitabile aggravio del carico di lavoro per gli altri. Il risultato è che abbiamo spesso solo uno o due collaboratori per plesso e, quindi, l’esigenza di qualcuno che corra a sopperire le emergenze da una sede all’altra.  Il nuovo ridimensionamento degli istituti previsto dal governo Meloni (700 istituti in meno e mega istituti con più di 1000 alunni) peggiorerà ulteriormente la condizione di lavoro dei collaboratori, dato che le unità di personale in organico aumentano in modo meno che proporzionale all’aumento degli studenti e si fermano oltre un certo numero.  In tali condizioni diventa sempre più problematico garantire vigilanza, pulizie e assistenza agli alunni con disabilità.

In generale, è la debolezza contrattuale e la ricattabilità dei lavoratori precari che determina situazioni di questo tipo. Ed è paradossale che ciò avvenga non solo nel privato, ma anche nel settore pubblico, in particolare nella scuola che dovrebbe essere il luogo della formazione dei cittadini e degli stessi lavoratori come soggetti dei diritti di libertà e dei diritti sociali, tra i quali quello ad una condizione di lavoro dignitosa e a un’ esistenza libera e dignitosa , come prevede l’art. 36 della Costituzione.

Rino Capasso – Esecutivo provinciale COBAS Scuola Lucca

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