La formazione per il reclutamento (Legge 79) prevede tre step. Il primo è il percorso abilitante universitario in cui, a proprie spese, i corsisti devono conseguire 60 CFU/CFA. L’abilitazione permette di accedere al secondo step, il concorso con lo scritto con domande a risposta aperta e lezione simulata all’orale. Il terzo step è l’anno di prova con test finale, sul cui esito deciderà il dirigente scolastico, previo parere obbligatorio, ma non vincolante, del Comitato di valutazione e relazione del tutor. Al concorso possono partecipare anche i precari non abilitati con 3 anni di servizio: se vincitori, stipuleranno un contratto di supplenza annuale, in cui dovranno acquisire 30 CFU/CFA e l’abilitazione e solo allora saranno assunti a tempo indeterminato, con anno di prova e test finale. Dal 2023- 24 avremo la formazione in servizio incentivata di durata triennale, volontaria per i docenti già in servizio e obbligatoria per i neo-assunti, secondo modalità decise dalla contrattazione: si prevedono 15 ore aggiuntive retribuite per infanzia e primaria e 30 per la secondaria.
Il Comitato di valutazione, integrato da un dirigente esterno, svolgerà verifiche annuali e una finale. I vincitori avranno una retribuzione accessoria una tantum, definita dalla contrattazione, che va dal 10% al 20% dello stipendio. Non vi è più il riferimento al 40% massimo dei partecipanti, ma l’assegnazione sarà selettiva, non generalizzata e il numero dei vincitori dipenderà dalle risorse disponibili. Si useranno i risparmi previsti dal 2025- 26 al 2031-32 a causa del decremento demografico.
Il MI prevede un taglio di 11.300 posti, e con i risparmi di retribuire al 15% nel 2029 36.689 docenti, il 5% di quelli previsti in servizio nel 28-29! Insomma, il governo ha tolto il vincolo del 40 % per sostituirlo con un dato più basso per il vincolo delle risorse.
Chi supererà per 3 percorsi formativi triennali consecutivi le prove finali concorrerà per diventare docente stabilmente incentivato con una progressione di carriera normata dalla contrattazione, ma con un incremento annuale di stipendio, già determinato, di 5.650 euro.I bravi dovranno gareggiare per diventare super-bravi, per cui dal 2032-33 per 4 anni potranno far carriera solo 8mila docenti all’anno. I criteri di selezione saranno definiti dalla contrattazione, ma in prima applicazione si usa la media del punteggio ottenuto nei tre cicli formativi superati positivamente, la permanenza nella scuola…. Dal 2036-37 il limite massimo sarà calcolato in base alle cessazioni dal servizio degli esperti, quindi al massimo 32mila unità. Le risorse saranno ricavate di nuovo dalla riduzione dell’organico docenti e dal Mof già a disposizione delle scuole. Dunque, la modifica della Commissione Bilancio del Senato è per lo più solo nominalistica. Anche il rinvio alla contrattazione resta vincolato con la previsione del quantum di incremento stipendiale, con la limitazione del numero dei beneficiari, la permanenza del vincolo triennale per i super bravi.
Il governo premia una piccola parte della categoria mentre tutto il personale è in attesa del rinnovo del contratto scaduto da 3 anni, con una perdita salariale che a giugno 22 (rispetto al maggio 1990) è in media del 28,7% per i docenti delle superiori, del 30% per i collaboratori scolastici e del 31,5% per gli assistenti amministrativi e tecnici! Con l’inflazione all’8-9% tale perdita aumenterà ulteriormente. Il modello di scuola riproposto si basa su competizione individuale, gerarchizzazione dei docenti e strapotere dei presidi-manager; si crea un clima di conflitto che peggiora la qualità della scuola, mentre vi è bisogno di cooperazione e di collegialità. Il potere di valutazione dato ai dirigenti e al comitato induce al servilismo e alla limitazione della libertà di insegnamento, mentre la scuola della Costituzione è basata sul pluralismo didattico-culturale e sulla democrazia collegiale. Gli obiettivi della formazione prefigurano un indottrinamento mirato a creare una didattica di regime.
La digitalizzazione è subordinazione alla macchina informatica, mentre l’informatica dovrebbe essere uno strumento didattico per una relazione cognitiva e interpersonale tra docenti e studenti; la scuola dovrebbe fornire gli strumenti cognitivi per usare le grandi opportunità e per schivare le grandi minacce della Rete. L’inclusione viene declinata (con una tipica distorsione del linguaggio) in termini di medicalizzazione pervasiva di qualsiasi aspetto caratteriale. Viene rafforzata la didattica delle competenze, in realtà “addestramento” a un saper fare mutevole e decontestualizzato, in linea con la precarizzazione del lavoro. Lo studente deve imparare segmenti lavorativi sempre diversi senza porsi il problema del contesto in cui opera, del perché o per chi produce e delle conseguenze sociali o ambientali. La scuola dell’autonomia ha già prodotto analfabetismo cognitivo di ritorno con studenti a volte incapaci di svolgere le operazioni logiche più elementari. Le scuole autonome sono in competizione per accaparrarsi iscritti-clienti, più risorse economiche e di personale da gestire e, quindi, più potere, con una tendenza allo scambio di mercato tra iscrizioni e promozioni e conseguenze pesantissime sulla valutazione, per cui abbiamo non il 6 politico, ma il 6 di mercato!
L’orientamento è marketing e pubblicità ingannevoli; i contenuti e i metodi dell’insegnamento vengono sempre più semplificati e impoveriti. La scuola deve puntare allo sviluppo di strumenti cognitivi e di capacità di elaborazione autonoma e spirito critico, in linea con il ruolo assegnatole dalla Costituzione di formare cittadini consapevoli, soggetti attivi per l’uguaglianza e la democrazia sostanziale!
Rino Capasso Esecutivo nazionale COBAS Scuola
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