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I Cobas tentano il compattamento: il 15 ottobre sciopero generale?

Mentre i sindacati maggiori continuano ad alzare i toni minacciando di entrare in mobilitazione (Flc-Cgil e Gilda lo hanno già fatto con l’avvio del nuovo scolastico), i Cobas lanciano un’iniziativa audace: unire le forze ed andare in piazza compatti. Un obiettivo difficile da raggiungere, soprattutto alla luce dei rapporti difficile tra Flc-Cgil e le altre organizzazioni maggiori. Però la scuola ha dimostrato di essere in grado di realizzarla: basti pensare al 31 ottobre di due anni fa, quando l’ultima manifestazione unitaria (pur tra non poche ‘frizioni’) portò a Roma un milione di persone. Memori dell’imponente iniziativa, anche se alla lunga tutt’altro che fruttuosa sul piano degli ottenimenti sul fronte degli organici e dei contratti, stavolta i Cobas hanno provato a sondare il campo proponendo lo sciopero generale per venerdì 15 ottobre.
Una mossa che, a dire il vero, non proprio nell’aria: i sindacati di base, infatti, sono abituati ormai da diversi anni a marciare da soli. O quasi. Anche in questa occasione hanno sinora ricevuto l’ok solo dalla Cub Scuola. I prossimi, con ogni probabilità, saranno gli organismi che rappresentano i pracari.
Il portavoce Cobas, Piero Bernocchi, spera però che stavolta alla sua iniziativa si uniscano in tanti. Del resto tra i lavoratori (i primi referenti del sindacati) il malcontento, è notevole. Anche quelli di ruolo hanno poco da rallegrarsi. La riforma Tremonti-Gelmini “non riesce a garantire più – sottolinea il leader dei Cobas – neanche l’ordinario funzionamento degli istituti e riduce drasticamente gli stipendi già miseri dei docenti”. I tempi per un’iniziativa di gruppo, che comprenda anche associazioni e movimenti di settore, sarebbero quindi maturi. Il 15 ottobre non è, inoltre, un giorno qualsiasi: ”in quella data – spiega Bernocchi – è previsto lo sciopero generale (di 4 ore) dei metalmeccanici e il giorno seguente a Roma la loro manifestazione nazionale, cioè importanti iniziative di lotta della categoria di lavoratori che, insieme a quelli della scuola, più sta subendo e più sta resistendo al feroce attacco del padronato privato e pubblico italiano”.
Sono diversi i punti critici evidenziati dai Cobas: oltre alla riduzione degli organici e l’alta percentuale di precari, al centro delle contestazioni vi è il blocco degli scatti di anzianità e dei contratti. Bernocchi ha aggiunto che “se dalle varie strutture organizzate del popolo della scuola pubblica, ci venissero proposte di date che comunemente dovessimo ritenere più efficaci (ma comunque non allontanandoci significativamente da questa periodizzazione), saremmo disponibili a discutere e eventualmente a spostare la convocazione dello sciopero stesso”. Un’affermazione che la dice lunga sulla volontà di tornare in piazza con il sostegno della maggioranza dei lavoratori e delle ‘sigle’ che li rappresentano. Anche perché continuare ad organizzare scioperi per ottenere il 2-3% di adesioni non farebbe altro che avvalorare le tesi del Governo.
Alessandro Giuliani

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