Tra le notizie di questi giorni ne spuntano due molto simili: si tratta di due persone denominate simpaticamente “collezionisti di lauree”. Il primo è un 76enne con dieci lauree, la seconda una 67enne che ne ha conseguite sei.
Il primo, come scrive La Repubblica, è un avvocato. “Nel 1996, a 48 anni, mi sono iscritto a Giurisprudenza all’Università di Macerata. Quattro anni dopo, mi sono laureato con una tesi sul telelavoro e, superato l’esame di Stato, ho iniziato a esercitare anche come avvocato. La mia sete di conoscenza non era ancora appagata. Così, nel 2004, sono tornato alla Sapienza per ottenere una laurea in Economia e Commercio. Successivamente, nel 2006, ho conseguito una laurea magistrale in Lettere Classiche e una specialistica in Editoria. Poi ho completato una laurea triennale in Lingue Moderne, seguita da una magistrale in Traduzione Letteraria. Infine, nel gennaio 2011, ho ottenuto un’altra laurea in Scienze Politiche”, ha raccontato.
“Non mi sono fermato. Nel 2022, all’età di 74 anni, ho completato anche una laurea in Medicina, con tanto di abilitazione”, ha aggiunto. “La memoria regge, anche se qualche volta le parole fanno giri lunghi. Come quando all’esame dovevo dire che la scultura più nota di Antonio Canova è ‘Amore e Psiche’, ma non mi veniva ‘Psiche’. Il professore stava per darmi 29: rifiutai, perché non avevo mai preso meno di 30. Lo invitai a farmi un’altra domanda e alla fine presi la lode”, ha raccontato.
“Mi fanno dei complimenti, ma io non ne capisco il motivo. Se ti piace l’amatriciana e la mangi spesso, nessuno ti elogia per questo, giusto? A me piace studiare. Perché dovrebbe essere diverso?”, ha scherzato.
Ed ecco il suo rapporto con gli studenti: “All’inizio mi chiamano ‘signore’ o ‘dottore’. Sono sorpresi. Quando ci conosciamo meglio, mi chiedono consigli per affrontare agli esami. Io mi siedo con loro, anche per terra se l’aula è affollata, e gli rivelo il mio trucco: il giorno prima dell’esame non apro i libri. Mi vogliono bene, perché faccio quelle domande ai professori che loro non hanno il coraggio di fare. Ma anche perché condivido sempre gli appunti”.
Ecco cosa desidera il plurilaureato: “Vorrei laurearmi in comunicazione scientifica biomedica entro un paio di settimane. Nel frattempo sto frequentando il terzo anno in studi storico-artistici. Devo aspettare l’inaugurazione di nuovi corsi, visto che ormai ho frequentato quasi tutti quelli disponibili”.
La storia della seconda è diversa. La 67enne ha conseguito le sue sei lauree in tredici anni, la prima a 54 anni. Sei lauree, tutte umanistiche. Conservazione e gestione dei beni e delle attività culturali, l’unica triennale. Poi le magistrali: Storia dell’Arte, Filologia e letteratura italiana, Storia dal Medioevo all’età contemporanea, Antropologia culturale e l’ultima in scienze archivistiche e biblioteconomia.
“Tornavo a casa dopo otto ore di lavoro, praticamente svenivo sulla cena, poi mi risvegliavo e studiavo fino alle tre di notte. Sveglia alle cinque e poi di nuovo al lavoro”, questa la sua routine. “Sono stata iscritta alle superiori a Ragioneria perché era necessario avere un titolo spendibile per lavorare. Un grande rammarico per me che avrei voluto fare il liceo classico. L’ho fatto mio malgrado. E da socia amministrativa quelle competenze sono state il mio ruolo. Ma avevo questo sogno interrotto che ho ripreso nel 2011 quando ho deciso di iscrivermi a Ca’ Foscari, che era il mio mito in una città che ho sempre amato: Venezia”, ha raccontato.
“Mi ha preso la passione. Ho scoperto di essere un topo di biblioteca con un talento per la ricerca dei documenti. La mia è una storia di arricchimento personale, non ai fini lavorativi. Mi danno fastidio i post nei social offensivi nei confronti dei laureati. I giovani al primo anno di università mi hanno aiutato tantissimo e mi hanno accolto. Non credo di poter essere un esempio per loro. Ma un consiglio lo posso dare: non abbandonare gli studi. Che sono disciplina, sacrificio. Quasi un sevizio militare ma che insegna ad essere adulto. E insegna il rispetto delle gerarchie e il rispetto della conoscenza. Il rispetto per chi ne sa di più”, ha concluso.
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