La denuncia è stata inviata alla ministra Carrozza, ai senatori, ai deputati e ai sindacati di categoria. E chiede di fare luce su una commissione, quella per il settore concorsuale 11/A1 – Storia medievale, che secondo i candidati sarebbe composta da 3 membri (su 5) senza i titoli necessari.
Lo scrive Il Corriere della Sera che riporta i nomi dei commissari. “Da una verifica accurata dei loro curriculum risulta incontestabile che due commissari hanno dichiarato di essere autori di pubblicazioni non loro e uno ha inserito lavori non attinenti al settore disciplinare”. Le accuse delle presunte irregolarità sarebbero: “mancanza di saggi in riviste di fascia A negli ultimi dieci anni, attribuzione della piena paternità di monografie scritte insieme ad altri autori, codici identificativi dei testi che non risultano nel catalogo ufficiale”.
Denunciano poi i candidati: “Non solo i suddetti commissari avrebbero commesso tale palese irregolarità, ma risulterebbe persino che i loro titoli reali li pongano, in qualche caso, al di sotto delle mediane richieste per aspirare a diventare commissario. In diversi casi persino al di sotto delle mediane fissate per essere abilitati alla seconda e prima fascia di docenza universitaria”. Per questo “ci siamo ritrovati nella condizione umiliante di essere valutati da una commissione la cui autorevolezza è oggi messa in discussione”. Da cui la richiesta di “revocare la commissione indicata e indicarne una nuova per rivedere i giudizi” espressi.
La questione, scrive il Corriere, è ora sul tavolo del ministro dell’Istruzione. Che, fanno sapere dal Miur, sta valutando se chiedere all’Anvur, l’agenzia di valutazione, un «supplemento d’indagine» sulla commissione. Ma la questione non è così semplice. Non solo perché è la prima volta che si selezionano docenti con la legge 240 del 2010 (voluta dall’allora ministro Maria Stella Gelmini), ma anche perché, a questo punto, l’abilitazione rischia di diventare l’argomento principale dei giudici amministrativi.
I commissari, specifica il giornale, per entrare a far parte delle commissioni, dovevano avere pubblicato più libri e articoli, o aver ricevuto più citazioni possibili per superare la «mediana», il limite minimo per essere idonei che è calcolato su tutta la produzione scientifica degli accademici di quel settore.
Ma chi valuta i curriculum presentati dai docenti che aspirano ad entrare nelle commissioni? «Di fatto nessuno», fanno sapere dall’Anvur. «Noi non possiamo più entrare nel merito, ci dobbiamo limitare a prendere per buone le autocertificazioni che gli stessi professori ci inviano e possiamo “indagare” in modo approfondito solo se ce lo chiede il ministero dell’Istruzione».
E qui veniamo alla lettera dei 38 candidati. E alle accuse, gravi, ai tre commissari uno dei quali si difende: “La mia candidatura ha dato fastidio perché non sono un docente inquadrabile e controllabile da altri”. E un altro: ”Io non ho falsificato nulla. C’è stato un problema nella comunicazione tra la piattaforma dell’ateneo di Parma dove insegno e il database accademico nazionale. Il mio curriculum parla da solo e questo lo ha confermato anche l’Anvur che ha detto che ho tutti i titoli per diventare commissario. Bastavano anche tre monografie negli ultimi dieci anni per soddisfare i requisiti minimi, cosa che ho, quindi che bisogno c’è di taroccare il mio curriculum”.
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