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I compiti per le vacanze di Natale? Non si fanno: i genitori lo spieghino ai figli e li giustifichino. Il pediatra auspica “disobbedienza civile”

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Se i docenti assegnano dei compiti scolastici durante i 15 giorni di vacanze natalizie non vi sono dubbi: i genitori sono autorizzati a disobbedire dicendo ai figli di non farli, l’8 gennaio li giustificheranno perché quei giorni vanno vissuti intensamente in famiglia. A sostenerlo è il pediatra Italo Farnetani, professore ordinario di pediatria dell’Università Ludes-United Campus of Malta.

Da sabato 23 dicembre a domenica 7 gennaio niente compiti a casa per gli alunni”, ha esordito il pediatra durante un’intervista all’Adnkronos Salute.

“Considerando che gli insegnanti li assegneranno, invito i genitori a una ‘disobbedienza civile’: non facciano fare i compiti ai figli e al rientro a scuola lunedì 8 gennaio spieghino il motivo con trasparenza, prendendosi la responsabilità, senza inventare scuse né ‘malattie fantasma’ perché in tal caso sarebbe diseducativo”.

Se spiegheranno “il senso della scelta, di giustificare i compiti non svolti, i bambini e i ragazzi capiranno ancora di più quanto i genitori tengano a far loro vivere intensamente questo periodo: un periodo che genera ricordi che una persona si porterà indelebili per tutta la vita. È importante vivere le festività in piena libertà, potendo assorbire e recepire da questo periodo particolare tutte le positività che emergono”.

Farnetani si chiede: “Perché a Natale c’è questo lungo periodo di vacanze, tradizionalmente di due settimane? Certo non per fare un lungo ponte né per operare un risparmio energetico non accendendo il riscaldamento nelle scuole. Il motivo vero è privilegiare le famiglie e le persone, facendo sì che l’impegno scolastico (cioè il ruolo pubblico e collettivo degli alunni) non interferisca con l’ambito privato e familiare, in modo che le famiglie si possano spostare, andare a trovare i parenti se sono lontani da casa, avere la possibilità di vivere in modo libero questo periodo di feste”.

Il pediatra non ha dubbi: “I compiti sotto l’albero sono dunque un’interferenza perché irrompono in famiglia e rappresentano un controsenso”.

Secondo l’esperto non esistono ‘vie di mezzo’. E spiega perché: “Fare i compiti ‘a singhiozzo’, tra una fetta di panettone o pandoro, i regali appena scartati e una visita ai nonni, non è un modo efficace ed efficiente di studiare, anzi favorisce la distrazione e la discontinuità”. Dunque, “lo ‘stop and go’ è un modo proprio per interrompere quella continuità a tutti i livelli”.

Il dottor Farnetani arriva a dire che “i compiti per le vacanze sono spesso fonte di stress per gli alunni, per il timore di non riuscire a concluderli” e “talvolta vengono considerati dai genitori come una ‘babysitter'”: un’attività che li tiene occupati, “e che priva però bambini e adolescenti della possibilità di vivere intensamente questi giorni” fruendo degli “impulsi positivi legati al Natale: dal menù del pranzo del 25 dicembre ai giorni di festa in generale, dai dolci natalizi all’albero e al presepe. Rafforziamo le radici familiari spiegando e raccontando perché si è soliti preparare quel particolare piatto tipico

Ma se non si fanno i compiti, cosa consiglia di fare il pediatra? “Si può raccontare di quelle statuine del presepe che ogni famiglia si è tramandata di generazione in generazione oppure altre storie e aneddoti ‘di casa’. Facciamo fotografie e guardiamo quelle degli anni scorsi: invitiamo o incontriamo amici, parenti, conoscenti”.

E ancora: “Organizziamo delle piccole feste con gli amici dei figli, usciamo il più possibile, andiamo a spasso dove ci sono i mercatini di Natale, gli addobbi. E’ anche un modo per fare attività fisica e combattere la solitudine e la vita sedentaria”.

Ne beneficerà, conclude il pediatra, il versante “psicoaffettivo: l’esperienza delle vacanze di Natale è una delle più forti e belle della storia di ogni bambino. Ed è bene anche concluderla alla grande con la calza della befana. Come si può buttare via tutto questo?”. La scuola per 15 giorni può essere messa da parte.


Nei giorni scorsi ha fatto molto discutere una Circolare firmata da una dirigente scolastica di un istituto comprensivo di Torino, con la quale ha esortato i suoi docenti a non dare compiti ai propri alunni, nel nome del vero significato della parola “vacanza”.

Contattata dal Corriere della Sera, la preside ha spiegato il senso della sua iniziativa: “I bambini e i ragazzi trascorrono già molto tempo a scuola durante l’anno, con famiglie sempre più impegnate nel lavoro e sempre meno insieme. Isolate, spesso lontane da quella di origine, non hanno occasioni di contatto con i parenti come una volta: le vacanze sono preziose per ascoltare e osservare quel che si fa in casa, per il dialogo tra generazioni”.