Fa sorridere la questione sulla legittimazione dei compiti domestici, quando, per tempi ristretti, si riducono corposamente: lo sappiamo tutti!
In una scuola in cui la pausa didattica va a ristagnare la programmazione, le settimane alternative diventano opzionali rispetto al calendario disciplinare, le ore curriculari sono fagocitate da quelle dell’Alternanza Scuola-lavoro, per non parlare del Piano annuale di Eventi- Uscite, sempre più ghiotto di proposte ed adesioni, insomma, quando organizzarsi per poterne assegnare?
Non c’è il tempo, il problema non si pone: è così evidente, allora, che le condizioni impediscono di essere professionali. E poi a sentire le solfe di chi cerca di limitarne ancora di più! Roba da far venire i bordoni! Eppure, senza tema di smentita, l’esercizio fa l’uso: modo di dire che ha sempre legittimato una competenza, vera e non millantata, mentre oggi, a corto di cose, si rischia sempre più di fare scuola, ma per modo di dire! Va rivendicato il tempo come risorsa, qualitativamente più efficace, se ad accompagnarlo è una quantità vera di lavoro: più tempo per le discipline, se vogliamo formare il cittadino del do-mani, o, presto detto, ci scivoleranno dalle mani le reali aspettative di un progetto da condividere con le future generazioni.
Secondo me, un tuffo nel passato non farebbe così tanto male! Un bel tramonto ci insegna che sorge in bellezza dal peso di un tempo passato, pronto a risorgere a nuove cose, se solo siamo a volerlo: fare una marcia indietro, significa fare un passo in avanti, sostanzialmente, cioè nella sostanza! Sfrondiamo la scuola da ciò che la fa meno Scuola: tagliati i rami secchi, ci sarà possibilità di buon frutto, sicuramente! Una parabola da buon raccolto, insomma, che tante favelle hanno disatteso in preda alle loro buone novelle!
E qui, nel mezzo, ci sta la politica tutta. Tagliare sugli sprechi è stata tutta una trovata per celare il misfatto più grande di tutti i tempi: una disattenzione che pagherà cara la pelle dei nostri ragazzi nei prossimi anni! La cultura, e concludo, non è mai uno spreco! O forse lo è per chi è artefice di tanti Pasticciacci da pessima letteratura!
Francesco Polopoli
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