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I concorsi a quiz hanno fallito, i docenti li scelgano i presidi e i comitati di valutazione delle scuole: Giannelli (Anp) allo scoperto [INTERVISTA]

Il decreto su nuovo reclutamento e formazione approvato dal CdM, presto all’esame del Parlamento, “è un’occasione persa”: Antonello Giannelli, presidente Anp, spiega i motivi alla ‘Tecnica della Scuola’. Per il sindacalista le competenze del docente andrebbero verificate non più con concorsi nazionali, incentrati sul nozionismo, ma da ogni singola scuola, delegando al dirigente scolastico e al comitato di valutazione la scelta degli insegnanti da assumere.

“Il Covid – ha detto Giannelli – ci ha insegnato che i docenti hanno bisogno di una forte motivazione e attitudine per svolgere questo tipo di attività, fatto salvo naturalmente un compenso adeguato che al momento non è tale: il decreto approvato dal Consiglio dei ministri sul nuovo reclutamento avrebbe dovuto introdurre quindi forme di valutazione diverse e innovative. Non si può valutare un docente sulla base di esami nozionistici. Poi c’è una forte enfasi sulla formazione iniziale quando io ritengo che invece è fondamentale la formazione in servizio”.

Il modello Anp prevede poi che tutti i docenti di ruolo debbano aggiornarsi per tutta la vita lavorativa ma non più sulla base delle decisioni prese dal Collegio dei docenti, come prevede la Legge 107/15, ma sottostando ad una nuova formazione obbligatoria prevista dal contratto.

Il leader Anp ritiene che i tempi siano maturi per introdurre una figura intermedia di insegnanti, da considerare come dei ‘quadri’ della PA: sono docenti che dovrebbero occuparsi esclusivamente di organizzazione scolastica e per farlo al meglio devono uscire dall’aula e non fare più lezione.

“Noi pensiamo troppo che si debba prendere la persona giusta e che la si debba formare una volta per tutte. Invece non è così: bisogna assumere una persona motivata e poi riuscire a formarla e aggiornarla per tutto il corso della sua vita lavorativa. Specialmente – ha continuato Giannelli – in un mondo di rapida variazione delle conoscenze e delle competenze”, dove c’è “una veloce obsolescenza delle proprie capacità professionali”.

La Buona Scuola di Renzi, la riforma del 2015, aveva centrato il tema ma, sempre secondo il sindacalista Anp, non la modalità: “La decisione dell’aggiornamento era comunque soggetta all’approvazione da parte del Collegio dei docenti, ma non poteva andare bene, perché il Collegio non può obbligare i colleghi a fare della formazione. Invece, bisogna renderla obbligatoria per contratto”. Anche pagandola, ricordando che “l’attuale livello di stipendio non è decoroso”.

Ma chi sarebbe a scegliere i docenti? “Nessun altro potrebbe farlo se non il dirigente scolastico, anche avvalendosi del comitato di valutazione”.

“Il nostro modello, proposto da tempo, prevede che le scuole assumano i loro i docenti”. Come? “Anche in forma concorsuale – ha sottolineato Giannelli – qui nessuno chiede assunzioni di tipo privatistico, però deve essere lasciato alla competenza delle scuole che devono valutare la capacità di quel docente di essere docente in quella situazione specifica e in quel territorio”.

Per questo serve “un forte coinvolgimento del comitato dei docenti, perché serve un forte ancoraggio al territorio: non si può più essere docenti assunti per un anno in una scuola e poi cominciare a girare; bisogna rimanere per un certo numero di anni nella scuola perché questo è necessario per la continuità didattica dei nostri ragazzi”.

Il presidente nazionale Anp ha quindi auspicato l’introduzione di una carriera per i docenti che non vogliono continuare a fare gli insegnanti, ma che non vogliono necessariamente passare al ruolo dirigenziale: “Riteniamo sia giusto introdurre il middle management nella scuola – puntualizza il numero uno Anp – e noi riteniamo che debba essere quello dei quadri intermedi tra il livello dei docenti e quello dei dirigenti nella pubblica amministrazione. Questo livello non c’è ed è molto grave: sono figure che non insegnano più e devono occuparsi di compiti gestionali”.

Giannelli sostiene che i tempi siano maturi per l’introduzione di figure che “vogliono occuparsi di organizzazione e gestione delle scuole senza però necessariamente acquisire le responsabilità e ruolo dirigenziale: non abbiamo difficoltà a ritenere che ci debba essere una forma concorsuale ‘localizzata’ per accedere a questo livello. Si può anche sviluppare sulla singola a scuola e non necessariamente con concorsi centralizzati, che come abbiamo visto hanno puntualmente fallito per i numeri in gioco e per la tempistica troppo lunga e anche per le difficoltà burocratiche”.

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Alessandro Giuliani

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