Non è la prima volta e speriamo che non sia l’ennesima in cui a vincere i concorsi non sono i candidati che con anni di studi e sacrifici propri e dei propri familiari, superando tutte e tre le prove previste dal bando, si dimostrano meritevoli, bensì gli avvocati.
Sì perché sono proprio gli avvocati che ne escono vincitori e, in qualche caso chi, non avendo superato una delle prove riesce, attraverso un ricorso ad essere riammesso alla procedura, magari in tempi e modalità più vantaggiose, fino ad essere, nei casi peggiori, assunto a discapito degli altri concorrenti che hanno seguito l’iter completo delle prove nelle modalità e nei tempi previsti dal bando.
Un iter farraginoso e insidiato dai ricorsi lo abbiamo già visto negli ultimi concorsi per dirigenti scolastici, quello del 2004, quello del 2011, lo abbiamo già visto nei concorsi a cattedra, nella vicenda che ha visto contrapporsi le maestre alle neolaureate in Scienze della formazione primaria.
È sempre la stessa storia: i concorrenti si spaccano in correnti che cercano di tutelare i propri interessi, il più delle volte legittimi, altre semplicemente appellandosi a vizi di forma o cavilli legali.
Ogni volta sono lotte, tra ricorsi e controricorsi, anni, denaro, stress, amarezza, delusione.
Sempre, a vincere sono solo gli avvocati, con esosi guadagni da entrambe le parti che costoro artatamente contrappongono.
Ora, sia chiaro: se degli interessi legittimi sono stati lesi, tutti, sia vincitori che non, sono tenuti a rispettare ogni azione tesa a ripristinarli. Ma non si può permettere che quella dei ricorsifici sia sistematicamente scelta come strada privilegiata per ottenere l’ambito posto di Dirigente Pubblico, in barba ai candidati che correttamente hanno seguito le procedure previste dal bando di concorso e soprattutto in barba alla nostra Costituzione, che prevede, all’art. 97 che l’accesso ai ruoli pubblici avvenga tramite concorso pubblico.
Ciò che noi, vincitori e idonei del concorso per dirigenti scolastici, bandito ai sensi del D.M. 138/2017, chiediamo è che vengano rispettate le volontà dei Padri Costituenti, che vengano rispettati i diritti di chi, al termine delle tre prove previste, è risultato vincitore, di tutelare chi è risultato idoneo.
Questo accanto alla tutela dei singoli candidati per i quali vengano accertati oggettivi elementi di penalizzazione o non corretta valutazione degli elaborati ovvero delle prove.
Annullare l’intera procedura concorsuale non ripristina i diritti né dei vincitori né degli esclusi. In ultima analisi danneggia tutti: tutti i candidati a prescindere dall’esito del concorso, la Pubblica Amministrazione, da un punto di vista finanziario, poiché si vedrà costretta a rimettere in campo procedure lunghe e costose, e per tutte le conseguenze che ne deriverebbero nel caso in cui si accertasse che i candidati non sono stati tutelati per via di una inefficace azione di controllo sui componenti delle commissioni, che, a parere del TAR del Lazio, sarebbero incompatibili (sentenza n° 08655/2019 del 02 /07 /2019), e da un punto di vista della qualità della sua azione, in quanto è sotto gli occhi di tutti quale sia la condizione delle Scuole su tutto il territorio nazionale, scuole affidate non più in via transitoria ma sistematica in reggenza a Dirigenti ormai stremati.
Ne consegue una ripercussione sulla percezione del sistema scuola da parte dell’utenza e degli stakeholder che vi ruotano attorno, dequalificando sempre più la nostra Scuola, un tempo e per certi aspetti ancora oggi studiata e ammirata in tutto il mondo.
Un gruppo di vincitori e idonei al concorso del Comitato Idonei DS
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