Nel corso dell’audizione alla commissione Cultura del Senato del 27 aprile, il ministro dell’Istruzione Fedeli ha fatto il punto della situazione sui conservatori.
I conservatori in crisi, infatti, dice la ministra, “devono essere tutti statizzati”, ovvero devono diventare di proprietà dello Stato. E non solo gli istituti musicali, riporta La Repubblica, ma anche le cinque Accademie di Belle arti oggi non statali.
A proposito delle Belle arti, la stessa ministra ha già provveduto per le Accademie di Perugia (costo 515mila euro) e Genova (670mila euro), presto interverrà per Verona (serviranno 815mila euro).
La ministra ha parlato della realizzazione dei Politecnici delle arti, che in alcuni casi potranno contenere sotto lo stesso tetto Conservatori e Accademie: “Sono un modello organizzativo possibile ma non obbligato”, dice ancora Fedeli, a proposito dei Politecnici, progetto presente in un disegno di legge del senatore Claudio Martini che costa 44 milioni e che la ministra ha fatto proprio.
Sono tre i modi in cui lo Stato potrà acquisire le strutture: la semplice trasformazione, incorporazione dell’istituto non statale in un istituto statale esistente o, la creazione appunto dei Politecnici delle arti.
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Oggi sono 137 le istituzioni che fanno parte della Alta formazione artistica, musicale e coreutica italiana, di cui 81 statali e 55 non statali. Più precisamente, riporta ancora La Repubblica: sono 55 i Conservatori di musica statali, 18 gli ex Istituti musicali pareggiati (quelli che la ministra vorrebbe statizzare), 20 le Accademie di belle arti statali, 20 le Accademie di belle arti legalmente riconosciute (tra cui le cinque storiche di Genova, Verona, Perugia, Bergamo, Ravenna), quindi ci sono un’Accademia nazionale d’arte drammatica, un’Accademia nazionale di danza, cinque Istituti superiori per le industrie artistiche e 17 altri Istituti autorizzati a rilasciare titoli con valore legale. A questo sistema educativo artistico-musicale sono iscritti 87 mila studenti e negli ultimi dieci anni – a dimostrazione che non c’è una crisi di vocazione, solo economica – sono aumentati del 23 per cento. Il 12 per cento sono ragazzi stranieri, oltre la metà provenienti dalla Cina. Il sistema Afam produce 14mila diplomati l’anno. I docenti sono 6.871, di cui 5.490 a tempo indeterminato. Nel 2015 l’impegno generale dello Stato è stato di 12,7 milioni di euro, cresciuto nel 2017 a 13,8 milioni. Sono diminuiti, però, i finanziamenti per i diciotto conservatori “non statali”: da 7,9 milioni nel 2015 a 5 milioni quest’anno. Le difficoltà conseguenti – in particolare a Taranto e a Catania – si vedono tutte. Anche per le cinque Accademie di Belle arti si è registrata una crescita degli investimenti: da un milione di euro nel 2015 a quattro milioni nel 2017.
Fra i programmi del Miur, c’è senza dubbio quello di rivedere il sistema di reclutamento, che negli ultimi diciassette anni “ha contribuito alla creazione di un consistente precariato strutturale” (trasformando, per esempio, graduatorie nate per assunzioni a tempo determinato in graduatorie a esaurimento).
Sono 1.200 i contratti non definitivi, oggi. I singoli conservatori a regime avranno un’autonomia nelle assunzioni, “a invarianza di spesa”.
Inoltre, si potranno trasformare cattedre inizialmente destinate ad alcuni settori artistici in ruoli per altre discipline, posti da docente potranno essere cambiati in assunzioni per amministrativi, in base alle esigenze locali.
Nel corso degli anni, il reclutamento potrà avvenire solo attraverso graduatorie locali con concorsi per titoli ed esami.
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