Con il DPR 263/2012 i CPIA sono entrati a far parte del panorama scolastico italiano. Il CPIA è costituito da una sede amministrativa e da più sedi associate, nelle quali vengono erogati i percorsi d’istruzione e formazione degli adulti; ad esso sono associate anche le sedi carcerarie presenti nel territorio.
La sua offerta formativa è diretta agli studenti stranieri che necessitano di imparare la lingua italiana (percorsi di alfabetizzazione); a coloro che desiderano conseguire il diploma di scuola secondaria di primo grado (licenza media) o la certificazione di conseguimento dell’obbligo formativo (percorsi di I livello); alle persone che vogliono avvicinarsi o perfezionare la loro conoscenza delle nuove tecnologie e delle lingue straniere o che necessitano di orientamento o di ri-orientamento professionale. Inoltre, in rete con il CPIA, vi sono le scuole secondarie di secondo grado che erogano i percorsi di II livello per gli adulti che vogliono conseguire un diploma.
La specificità degli utenti che si iscrivono al CPIA: minori non accompagnati, immigrati, adulti privi del diploma di terza media, persone detenute, i NEET, richiede una progettazione degli interventi didattici capace di costruire piste di intervento orientate verso il miglioramento e l’attuazione dei livelli di inclusione e di integrazione. In questi anni, il CPIA ha maturato esperienze e buone pratiche importantissime in termini di personalizzazione e pianificazione di una didattica inclusiva e in termini di integrazione, che si concretizzano soprattutto:
a) nella capacità di riconoscere ad ogni studente il proprio bagaglio di conoscenze, abilità e competenze, maturate sia in ambito formale, sia in quello non formale che informale e, quindi, di valorizzare la storia personale, professionale e culturale dell’adulto;
b) nella definizione del Patto Formativo Individuale, che consente allo studente di negoziare con la scuola la personalizzazione del suo percorso e, quindi, di vivere consapevolmente la costruzione del proprio processo di apprendimento.
c) nella progettazione del percorso formativo per UdA.
La personalizzazione del percorso formativo nasce dall’esigenza di non disperdere ma, al contrario, di valorizzare adeguatamente il patrimonio di saperi comunque acquisiti dall’adulto nel corso della vita; esso si configura anche come diritto delle persone a capitalizzare e spendere le proprie competenze professionali, indipendentemente dalle modalità con cui sono state acquisite e sviluppate.
Compito della scuola è quello di aiutare ogni alunno a sentirsi parte integrante di un gruppo, ciascuno con il proprio ruolo e con le proprie attitudini. Il senso di appartenenza a una comunità può rompere, e di fatto rompe, ogni barriera. Ogni aula del CPIA è di fatto una “finestra sul mondo” nella quale è possibile incontrare persone provenienti da ogni continente, con storie di vita complicate e difficili, con modelli culturali diversi e spesso contrapposti, eppure quell’aula diventa per ciascuno di loro un luogo privilegiato in cui si conferma il diritto all’ascolto, alla libera espressione del pensiero, all’istruzione e all’esercizio dei diritti-doveri di cittadinanza. Immaginate poi tutto questo nella realtà di un carcere.
Non vi sarà difficile comprendere le emozioni che prova un “detenuto” che passa, per alcune ore della sua giornata, da una “cella” a un’aula scolastica: qui torna a sentirsi persona destinataria di un diritto fondamentale qual è quello dell’istruzione, rivede la propria esistenza da altri punti di vista improntati ai valori della legalità, si rapporta con i docenti e con i suoi pari nel rispetto delle regole della convivenza civile.
Il CPIA ha potenzialità enormi, ma ha bisogno di nuove prospettive di senso che possano, tra l’altro, riqualificarne l’offerta formativa in rapporto alle effettive risorse professionali assegnate, in modo da poter sempre più e sempre meglio contribuire al raggiungimento degli obiettivi europei nella prospettiva generale del lifelong learning.
Luigi Giulio Domenico Piliero
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