In quello che ormai tutti chiamano “l’armadio della vergogna”, l’armadio rimasto chiuso per decenni e ritrovato solo nel 1994 sono venuti fuori tredicimila pagine e oltre novecento fascicoli, che raccontano la storia di quindicimila persone, coinvolte nei crimini di guerra commessi in Italia durante l’occupazione nazifascista.
Quel famoso armadio, ricorda L’Avvenire.it, venne girato contro un muro per “nasconderlo”, all’interno di un disegno internazionale volto a impedire che tanti criminali nazisti e fascisti finissero in tribunale. Erano gli anni della guerra fredda e non si volevano creare imbarazzi a taluni alleati o persone.
E se giustizia ancora non è stata fatta del tutto, da oggi però tanto e tale materiale storico è consultabile on-line sull’archivio della Camera. Aiuteranno la storia a rendere, con la verità oggettiva, una sorta di risarcimento alle vittime della barbarie.
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I faldoni erano di fatto occultate nella cancelleria della procura generale militare nel Palazzo Cesi-Gaddi di Roma, mentre sul mistero dell’occultamento dei fascicoli, che riguardano anche le principali stragi nazifasciste in Italia (da San’Anna di Stazzema, alle Fosse Ardeatine, a Marzabotto), ha lavorato una commissione d’inchiesta parlamentare tra il 2003 e il 2006. La novità è che adesso non solo audizioni e relazioni della commissione, ma lo stesso “archivio della vergogna”, sono pubblicati on-line e accessibili a tutti: per ricevere copia digitale dei documenti declassificati, si deve fare richiesta sul sito della Camera.
Nel complesso i documenti, scrive L’Avvenire, sono relativi a centinaia di fascicoli e contengono denunce archiviate provvisoriamente e poi nascoste. Quelle pagine ingiallite, a volte con il timbro secret stampigliato in copertina, riguardano episodi importanti e tragici della storia italiana: la vita e la morte di 15mila persone. Stragi come Sant’Anna di Stazzema, Fosse Ardeatine, Marzabotto, Monchio e Cervarolo, Coriza, Lero, Scarpanto, gli eccidi dell’alto Reno.
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