Secondo il rapporto 2016 ‘World Happiness’, la Danimarca si posiziona al primo posto della classifica redatta dal Sustainable Development Solutions Network (Sdsn) in occasione della Giornata Mondiale della Felicità delle Nazioni Unite, che ricorre il 20 marzo. Seguono Svizzera, che perde il primato guadagnato lo scorso anno, Islanda e Norvegia. Poi c’è Finlandia, Canada, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Australia e Svezia. Gli Stati Uniti si classificano al tredicesimo posto, due posizioni più in alto rispetto allo scorso anno, il Regno Unito è ventitreesimo.
L’Italia è il cinquantesimo paese al mondo per felicità dopo, fra gli altri, Uzbekistan, Malesia e Nicaragua e conferma la posizione dello scorso anno, ma è tra i dieci paesi con il maggiore calo della felicità nel periodo considerato.
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Alcuni Paesi “soffrono di un insieme di tensioni economiche, politiche e sociali. Tre di questi – Grecia, Italia e Spagna – sono tra i paesi dell’Eurozona più colpiti” dalla crisi. Siria, Afghanistan e otto paesi della fascia sub-Sahariana sono invece i luoghi meno felici in cui vivere. Il Burundi è l’ultimo in classifica.
Il report 2016, censisce 157 paesi e per la prima volta conferisce un ruolo specifico alla misurazione e alle conseguenze della disuguaglianza nella distribuzione del benessere. Secondo i relatori la felicità è la miglior misura del benessere umano e ci sono almeno sette ingredienti chiave per raggiungerla: il Pil reale pro capite, l’aspettativa di vita in buona salute, l’avere qualcuno su cui contare, la libertà percepita nel fare scelte di vita, la libertà dalla corruzione e la generosità.
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