I dati diffusi periodicamente dall’Invalsi ci riportano alla dura realtà, ad una realtà che peraltro è nota da tempo immemorabile, da più di mezzo secolo almeno.
Nel 1967, nel libro “Lettera ad una professoressa, i ragazzi di Barbiana allievi di Don Milani scrivevano: “Vediamo un po’ a chi giova che la scuola sia poca. Settecentoquaranta ore l’anno sono due ore al giorno. E il ragazzo tiene gli occhi aperti altre quattordici ore. Nelle famiglie privilegiate sono quattordici ore di assistenza culturale di ogni genere. Per i contadini sono quattordici ore di solitudine e silenzio a diventare sempre più timidi. Per i figlioli degli operai sono quattordici ore alla scuola dei persuasori occulti. Specialmente le vacanze estive hanno l’aria di coincidere con precisi interessi. I figlioli dei ricchi vanno all’estero e imparano più che d’inverno. I poveri il primo ottobre hanno dimenticato anche quel poco che sapevano a giugno. Se son rimandati a settembre non possono pagarsi le ripetizioni. In genere rinunciano a presentarsi. Se son contadini danno una mano per le faccende grosse dell’estate senza aggravio di spesa per la fattoria”.
Da allora sono passati più di 50 anni ma, fatte le dovute proporzioni e pur con un contesto sociale ed ambientale ben diverso (le ore di scuola sono più di 740, ci sono sempre meno contadini e di ragazzini che lavorano nei campi e nelle stalle ce ne sono ormai pochissimi), la situazione non sembra essere migliorata molto.
La scuola non riesce ancora a svolgere il compito che la Costituzione le assegna: diminuire la “forbice” negli esiti finali.
E così chi in ingresso ha più “capacità” riesce a sfruttare meglio le opportunità che il sistema scolastico gli offre e, in uscita, raggiunge risultati ancora migliori. Un sistema equo invece dovrebbe servire se non a chiudere la “forbice” almeno a ridurne l’ampiezza.
Constatare che – a distanza di più di mezzo secolo – la denuncia di Don Milani è ancora assolutamente valida e attuale lascia davvero increduli e dovrebbe stimolare tutti a cercare la strada giusta per invertire la tendenza.
Il priore di Barbiana aveva una sua ricetta e scriveva:
Perché il sogno dell’eguaglianza non resti un sogno vi proponiamo tre riforme:
• Non bocciare
• A quelli che sembrano cretini dargli la scuola a pieno tempo
• Agli svogliati basta dargli uno scopo
Forse è una ricetta un po’ semplice, se non addirittura semplicistica, che non regge di fronte alla complessità sempre crescente del nuovo millennio, ma perlomeno varrebbe la pena provarci (o trovare strade migliori).
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