Partire sì, ma per dove? A chi si è fatto questa domanda, Nicola Persico, redattore de lavoce.info, nonchè docente alla Northwestern University nella Kellogg School of Business, offre una possibile risposta, stilando una classifica delle destinazioni per l’emigrante, che tiene conto di quattro parametri:
il primo è il Pil pro capite del paese di destinazione;
il secondo è il rapporto debito/Pil;
il terzo è un indice di “efficienza” del sistema economico, cioè quanto è facile “fare business” in quel paese;
il quarto e ultimo criterio concerne i valori dei cittadini del paese di destinazione, con riferimento alla loro l’apertura all’immigrazione.
A questo scopo è stata utilizzata la World Value Survey, una indagine campionaria di carattere sociologico.
Sulla base di questi quattro indicatori, è stato calcolato l’indice di desiderabilità semplicemente sommando tutti gli indicatori, cosicchè i primi dieci paesi della speciale classifica sono: Qatar, Australia, Svezia, Kuwait, Singapore, Stati Uniti, Olanda, Germania, Nuova Zelanda e Taiwan.
“In classifica spicca la presenza di due paesi arabi (Qatar e Kuwait) nei primi quattro posti – afferma l’autore dello studio -. Il risultato, forse inatteso, è dovuto al basso debito pubblico e al fatto che il loro Pil pro capite è tra i più alti al mondo grazie al petrolio. Tuttavia, l’indice di accettazione degli immigrati in Qatar (0,54) è uno dei più bassi del nostro campione, mentre il valore per il Kuwait è 0,63, comunque inferiore alla media (0,754)”.
L’Australia risulta una destinazione molto appetibile rispetto a tutti i parametri considerati, con alta accettazione degli immigrati (0,89), alta libertà economica e basso debito pubblico. La Nuova Zelanda ha indicatori sovrapponibili all’Australia, a parte il Pil pro capite (40.842 dollari contro 67.468).
“Il modello scandinavo ottiene a sua volta un ottimo piazzamento con la Svezia, caratterizzata da elevato Pil pro capite, altissima accettazione degli immigrati (0,96) e buona libertà economica”. Per quanto riguarda l’Asia, Singapore primeggia per Pil e, soprattutto, libertà economica (l’indice è 89,4, il più alto del nostro campione). Tuttavia, l’indice di accettazione è solo di 0,64 e preoccupa il rapporto debito/Pil al 105 per cento. Taiwan è forse una destinazione più sicura nel lungo periodo; garantisce infatti alta accettazione (0,8) e un debito pari al 38,9 per cento del Pil. Ed ancora: “Gli Stati Uniti si confermano una delle migliori destinazioni; è interessante notare che il loro indice di libertà economica (75,5) non è molto lontano da quello svedese (73,1). Olanda e Germania, infine, si segnalano come le migliori destinazioni in Europa centrale grazie a un buon punteggio in tutti i parametri considerati (senza contare che sono paesi con un ricco patrimonio calcistico)”.
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