Dipendenti, cassaintegrati, disoccupati e lavoratori socialmente utili, ma da 27 anni precari, 16 dei quali nelle istituzioni scolastiche.
La Stampa riesuma la storia di 890 uomini e donne, segretari scolastici e addetti al protocollo, dimenticati della riforma della «Buona Scuola»: sono Co.co.co., parasubordinati, in attesa di un’immissione di ruolo attesa dal 2005 ma non ancora arrivata.
Tuttavia sono loro che fanno andare avanti la macchina scuola: «Chi pensate che si occupi della chiamata diretta dei professori scelti dal dirigente scolastico? Il ministro?»
A costoro il contratto viene rinnovato ogni anno in data 31 agosto e lo stipendio lordo si aggira sui 900-1000 euro al mese con cui non raggiungono il minimale della gestione separata Inps. In più, scrive La Stampa, vista la tipologia contrattuale parasubordinata, i circa mille dipendenti svolgono mansioni e turni del personale Ata, vale a dire dei dipendenti amministrativi delle scuole: 36 ore settimanali.
Stesse modalità, compiti e luoghi di lavoro – le scuole -, ma contratti diversi, di collaborazione coordinata e continuata appunto: dei co.co.co. che sostituiscono alle ferie 30 giorni di «recupero psico-fisico», hanno malattie pagate poco e nessun Tfr né tredicesima.
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Timbrano il cartellino tutti i giorni ma non hanno gli stessi diritti degli altri Ata: un’assurdità.
Una vita nel limbo dalle prospettive precarie. «La nostra età media è compresa tra i 50 e i 65 anni», spiega il portavoce del Comitato Lavoratori co.co.co. Scuola, e lui stesso subordinato all’ufficio protocollo del liceo di scienze umane di Reggio Calabria. «Secondo le nostre stime ci aspetta una condizione previdenziale di assoluta povertà: con pensioni che varieranno dai 220 euro a un massimo di 500 euro». Numeri che sono finiti anche sulla scrivania del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker in una lettera in cui si denuncia lo stato di precarietà di questi 890 lavoratori.
Gli uffici di Bruxelles hanno risposto che stanno esaminando i punti sollevati e risponderanno con rapidità.
Resta il fatto che, a quindici giorni dall’inizio di un nuovo anno scolastico, questi «dimenticati» della Buona Scuola sono ancora in attesa. Snobbati dai sindacati e dimenticati dal ministero. Che si prepara ad emanare una nuova direttiva per metterci una pezza, come fa da 16 anni a questa parte.
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