Il lavoro dei dirigenti scolastici italiani si fa sempre più gravoso, con un impatto negativo crescente sulla salute psicofisica. È quanto emerge dall’ultimo report dell’Associazione Nazionale Presidi (Anp), che ha sondato 1.800 dirigenti, in prevalenza donne (73%).
Più dell’82% dei presidi dichiara di dover gestire molte situazioni contemporaneamente, e il 54% riferisce disagio emotivo legato al lavoro. Per il 45%, il ruolo è «molto emotivamente impegnativo», mentre per il 40% è addirittura “moltissimo”.
La situazione è particolarmente critica in Piemonte, regione con il più alto numero di dirigenti che manifestano sintomi depressivi (12,5%), seguita da Lombardia (9,7%) e Campania (9,7%). Tra i sintomi più comuni, perdita di interesse nelle attività, affaticamento cronico e difficoltà cognitive come problemi di memoria e concentrazione.
Come riporta il Corriere, per Rossella Landi, presidente di Anp Piemonte, il sovraccarico lavorativo ha radici profonde. In Piemonte, molti dirigenti scolastici sono responsabili di sette o otto sedi distribuite su diversi comuni, una situazione aggravata dalla pandemia e dalla gestione del PNRR, che ha riversato ulteriore pressione sulla categoria.
Anche le reggenze, che consistono nell’assumere temporaneamente la guida di più istituti, hanno contribuito all’instabilità. “Molti colleghi si sentono soli, impossibilitati a staccare dal lavoro, neanche durante la malattia o le vacanze”, ha sottolineato la presidente piemontese. La categoria, già sotto pressione prima del 2020, si trova ora in una situazione insostenibile. “Nessuno dovrebbe essere costretto a scegliere tra il proprio lavoro e la propria salute”, conclude Landi.
Il presidente nazionale dell’Anp, Antonello Giannelli, ha lanciato un appello al Ministero dell’Istruzione e del Merito per affrontare il problema: “Le responsabilità dei dirigenti crescono, e con esse i rischi per la salute. La ricerca e la denuncia non bastano più”.