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I dirigenti scolastici di Torino chiedono lo Ius scholae: il 75% degli studenti è senza cittadinanza italiana

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Luca Bollero, dirigente dell’Istituto Comprensivo Aristide Gabelli, situato a Barriera di Milano, una delle zone di Torino con la più alta concentrazione di studenti stranieri, tra prima e seconda generazione, ha rilasciato alcune dichiarazioni forti al Corriere della Sera commentando l’apertura verso lo Ius Scholae. “È inaccettabile – afferma il dirigente – che il 75% dei ragazzi che frequentano il mio istituto non abbia la cittadinanza italiana. Sono giovani che parlano la nostra lingua fin dalla nascita, cantano l’Inno di Mameli e studiano sui nostri libri. Mi chiedo: dov’è il riconoscimento del loro merito da parte del Ministero dell’Istruzione?”

Secondo i dati dell’Osservatorio sugli stranieri della Prefettura di Torino, in Piemonte ci sono 66.827 studenti privi di cittadinanza italiana, di cui 21.000 solo a Torino. Mentre a livello nazionale il dibattito sullo Ius Scholae è ancora aperto, la Città di Torino ha già compiuto un passo simbolico importante: concedere una cittadinanza civica agli studenti stranieri che completano il primo o secondo ciclo di istruzione. Questo riconoscimento, però, ha solo un valore simbolico e non conferisce alcun diritto legale. Di conseguenza, i ragazzi nati in Italia da genitori stranieri o arrivati qui in tenera età devono attendere il compimento dei 18 anni per ottenere la cittadinanza italiana, come stabilito dalla normativa attuale.

Tuttavia, la situazione potrebbe presto cambiare. Con l’apertura di Forza Italia allo Ius Scholae, si prospetta una riforma che consentirebbe ai minori stranieri, nati in Italia o arrivati entro i 12 anni, di ottenere la cittadinanza dopo aver frequentato almeno cinque anni di scuola. Alcune proposte suggeriscono di estendere questo periodo a dieci anni o di collegarlo al completamento della scuola dell’obbligo.

Per Bollero, questa riforma è essenziale: “È paradossale che lo Stato rilasci un diploma di terza media senza concedere la cittadinanza. Le due cose dovrebbero procedere insieme”. L’IC Gabelli è un esempio di diversità culturale, con studenti provenienti da oltre 30 Paesi diversi.

Una situazione simile si riscontra anche nell’Istituto Comprensivo Torino II, nel quartiere Aurora, dove circa il 72% degli studenti non ha la cittadinanza italiana. “La maggior parte dei nostri alunni è nata in Italia da genitori provenienti dall’Africa, dall’Asia e, più recentemente, dal Sud America,” afferma sempre al Corriere Massimo Cellerino, dirigente dell’IC Torino II.

Cellerino sostiene che l’ideale sarebbe l’introduzione dello Ius Soli, che garantirebbe la cittadinanza italiana alla nascita, ma riconosce che lo Ius Scholae rappresenterebbe comunque un progresso significativo: “Stiamo formando persone che, fino alla maggiore età, non si sentono legalmente italiane. Questo potrebbe spingerle a cercare futuro in altri Paesi europei. Ma sono ragazzi che, a tutti gli effetti, sono già italiani e rappresentano il futuro del nostro Paese, esattamente come i figli di genitori torinesi.”