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I dirigenti scolastici si sentono stressati per colpa del Miur, indagine Anp: lavoriamo senza strumenti

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Se i docenti soffrono di stress e di burnout, i presidi non sono da meno. Anzi: avvertono di essere sottoposti a richieste lavorative elevate e di non avere strumenti adeguati per fronteggiarle. Addirittura nove su dieci dicono che il proprio lavoro è distribuito in modo irregolare, provocando accumuli e ritardi.

“Così si compromette l’organizzazione scolastica”

A sostenerlo è l’Anp, l’Associazione nazionale presidi ed alte professionalità, che ha commissionato, con la partecipazione dell’università Lumsa un’indagine sullo stato di benessere di 1.616 dirigenti scolastici, proprio per analizzare i dati sullo stress lavoro correlato dei dirigenti scolastici.

Il problema numero uno dei presidi è costituito dai cattivi rapporti con l’amministrazione scolastica, scarsamente prevedibile, chiara e completa.

Ne consegue che le informazioni che il dirigente riceve dagli uffici scolastici compromettono l’organizzazione della vita scolastica.

Nello specifico, oltre l’80% dichiara di ricevere con poco o pochissimo anticipo informazioni sui cambiamenti che riguardano la gestione della scuola.

Tre presidi su quattro, il 72%, dichiara di non ricevere tutte le informazioni necessarie per il lavoro.

Ci sono anche lati positivi

Certo, ci sono anche aspetti che funzionano bene. L’80% dei presidi, ad esempio, avverte che il proprio lavoro, nonostante le difficoltà e i rischi, sia importante e pieno di significato per la propria vita personale e professionale.

Inoltre, il 79% dei dirigenti scolastici dichiara di sentirsi motivato e coinvolto nella propria attività quotidiana.

Giannelli: deve intervenire la politica

“I risultati che presentiamo oggi – ha sintetizzato Antonello Giannelli, presidente nazionale Anp – ci restituiscono l’immagine di una categoria fortemente motivata, con una forte identità professionale, che tuttavia denuncia la difficoltà di organizzare e gestire l’attività per l’imprevedibilità delle richieste e la scarsa chiarezza del dialogo con l’amministrazione e per gli elevati ritmi lavorativi”.

“Ci auguriamo – conclude Giannelli – che queste evidenze possano finalmente sollecitare un serio impegno del decisore politico ad intervenire, valorizzando una figura decisiva per il miglioramento della qualità del sistema educativo e della formazione dei nostri giovani”.