Talvolta ad una legge viene dato un “nome” più appropriato alla filosofia che la caratterizza.
Per esempio venne chiamata legge “Mancia” quella legge per cui veniva messa a disposizione dei parlamentari una certa somma di danaro ogni anno, che veniva poi distribuita sul territorio in base alle indicazioni di deputati e senatori.
In buona sostanza si trattava di una vera e propria “mancia” da distribuire ai vari collegi elettorali.
La legge elettorale con cui è stato eletto l’attuale Parlamento, giudicata illegittima dalla Corte Costituzionale, portava il nome di “Porcellum” perché, chi l’aveva ideata, disse che si trattava di una vera e propria “Porcata”.
Allora perché chiamare la legge n. 107/2015 come “Buona Scuola”? Forse sarebbe stato meglio definirla legge “antidocenti contrastivi”.
Ma chi sono i docenti contrastivi? La risposta la dà il vicepresidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp) Mario Rusconi (nella foto), componente di numerose commissioni ministeriali che hanno elaborato progetti e proposte per l’autonomia delle scuole. E’ stato anche dirigente scolastico e conosce bene .la scuola con tutte le sue dinamiche.
Per Mario Rusconi intervistato da “Zapping”, il podcast di Rai Radio 1, il “docente contrastivo” è il docente di matematica che non usa il laboratorio di fisica, faticosamente predisposto dalla scuola con un investimento di 70mila euro fatto con i soldi dei contributi volontari delle famiglie o il professore di storia dell’arte che si rifiuta di accompagnare gli studenti nei vari Musei per fare visite guidate e programmate nel piano dell’offerta formativa.
E, ancora, è contrastiva, in modo più clamoroso, la docente di tedesco che non è disponibile ad andare in Germania o a fare viaggi d’istruzione per gli scambi culturali con scuole d’Oltralpe.
La libertà d’insegnamento, dice Rusconi, non si deve confondere con l’obiezione di coscienza, dopo il NO TAV e il NO EXPO adesso assistiamo al NO INVALSI.
Il Vicepresidente dell’Anp definisce il docente “obiettore” come il dottore che non vuole praticare l’aborto per una questione di obiezione di coscienza.
Infine, Rusconi conclude, sostenendo che il docente che obietta nei confronti del Pof in nome della libertà d’insegnamento compie un vero e proprio atto di individualismo.
Sarà davvero così?
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