Insegnare nelle scuole paritarie o non statali è da sempre una scelta difficile, ma anche un compromesso per chi è all’inizio della carriera di docente e vuole fare esperienza incassando pure punti utili per scalare le graduatorie dei precari nella scuola pubblica. Poi, appena riescono a sottoscrivere le prime supplenze o a acquisire l’abilitazione, oppure a vincere un concorso, in alta percentuale gli aspiranti maestri o prof delle paritarie si spostano negli istituti pubblici. È storia vecchia. Ma le loro condizioni di supplenti malpagati stanno diventando sempre più difficili. A denunciarlo è Luigi Sepiacci, presidente dell’Associazione nazionale istituti non statali di educazione e di istruzione nell’ambito della 75esima assemblea nazionale.
“Il reclutamento del personale docente delle scuole paritarie – ha detto Sepiacci – è diventato estremamente complesso e rarefatto: stipendi statali migliori e la prospettiva del posto fisso fanno sì, in un momento di incertezza generale, che gli insegnanti abilitati della scuola paritaria migrino rapidamente alle scuole statali“.
Secondo il numero uno dell’Anensi, riporta l’Ansa, l’attuale reclutamento dei docenti è iniquo: l’abilitazione all’insegnamento nella secondaria – quindi per la docenza alle medie e superiori – dovrebbe essere “conseguita attraverso il completamento degli studi universitari”, così come accade già per la scuola dell’infanzia e i nidi, sganciandosi dal sistema dei concorsi abilitativi statali.
Sepiacci ha quindi aggiunto che risulta necessario che “la scuola paritaria venga sostenuta attraverso la decontribuzione dei salari o anche attraverso fondi dedicati”, altrimenti il rischio è quello dell’aumento delle rette.
Mauro Antonelli, capo della segreteria tecnica del ministero dell’Istruzione e del merito, ha parlato di “70 mila docenti reclutati entro il 2024” secondo il disegno del PNRR: “Il ministero – ha detto nel corso dell’assemblea – tiene conto delle esigenze contingenti del sistema delle scuole Paritarie, per questo motivo stiamo pensando ad accelerare l’erogazione dei fondi stanziati”.
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