Più che parlare della mia esperienza vaccinale, non positiva, mi preme fare qualche semplice e forse banale riflessione in merito al problema vaccinazione e al caso AstraZeneca. In periodi di rischi elevati per la salute della popolazione, è ovvio che bisogna ricorrere a tutti i mezzi messi a disposizione dalla scienza per ridurre il numero delle vittime ed evitare che la curva epidemiologica salga. In questi casi, la vaccinazione, anche se non obbligatoria, è consigliata ed è il risultato di una scelta consapevole e libera. Per ciò che riguarda gli effetti indesiderati, i dati scientifici sono schiaccianti: i benefici superano ampiamente i rischi.
E su questo nulla da eccepire. Tuttavia, da persona comune non posso non fare qualche considerazione sulla percentuale di rischio legata alle diverse tipologie di vaccino, che sembra non siano uguali, e che la scienza non ha mai comunicato. Ad esempio, se un tipo di farmaco per curare una determinata patologia ha una percentuale di rischio pari a 0,1 e un altro per curare la stessa malattia ha una percentuale di rischio pari a 0,3, è ovvio che si è portati a scegliere il primo, anche se qualcuno potrebbe obiettare che la valutazione spetta comunque al medico.
Tuttavia, mi domando e domando: Se lo Stato garantisce al cittadino la libertà di scelta, vaccinarsi o non vaccinarsi, perché, se è vero che i vaccini contro il Covid sono tutti uguali, non dà la possibilità di scegliere liberamente? Se costituzionalmente la vaccinazione non può essere imposta, perché imporre la somministrazione di un determinato vaccino?
Perché e in base a quali criteri il Ministero della Salute ha deciso di somministrare ad alcune categorie, medici e personale sanitario, Pfizer e ai docenti AstraZeneca? Non mi si venga a dire che dal punto di vista scientifico non c’è alcuna differenza, perché il dubbio rimane. Del resto, Andreotti che la sapeva lunga affermava: A pensar male si fa peccato, ma spesso s’azzecca.
A mio modesto avviso, l’imposizione di un determinato vaccino intacca fortemente la libertà di scelta della persona. Sul piano concettuale, tra libertà e scelta non c’è opposizione perché entrambe sono collegate dal concetto di dovere e nel corpo docente c’è un forte senso del dovere.
In questo particolare momento, preoccupano, pertanto, le condizioni in cui la libertà viene a trovarsi. L’assolutezza della libertà e della scelta richiede, infatti, la negazione di qualsiasi imposizione.
Libertà di scelta, dunque, come dimensione fondante del nostro futuro. Una libertà senza futuro non è libertà.
Fernando Mazzeo
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