Gentilissimo Presidente del Consiglio Matteo Renzi,
La ringrazio per la sua attenzione da parte sua e dei suoi Ministri nei confronti della categoria cui sono orgogliosa di appartenere.
Sono un’insegnante scuola primaria nella città di Perugia, ho 45 anni, ho praticato una gavetta di 16 anni svolgendo supplenze e poi incarichi annuali, fino a poter firmare, finalmente, il contratto a tempo indeterminato 11 anni fa.
Ho superato 2 concorsi ordinari e 2 concorsi riservati, con laurea magistrale al seguito.
Ho alle mie spalle 211 ore di aggiornamento volontario solo negli ultimi 5 anni.
Sa, caro Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, io sono stata, forse, una delle prime donne che ha creduto in lei in Italia, in tempi non sospetti, appena eletto sindaco di quella meraviglia che è la città di Firenze. Ho creduto in lei perché parlava a noi, esseri umani, donne e uomini, lavoratrici e lavoratori, italiane e italiane. Aveva ottimi elementi di discussione e attirava con il suo pensiero un futuro più sereno. Non ci credo più e mi spiace, mi creda, mi spiace. Sono delusa da Lei e dal Suo Governo.
Mio marito è senza lavoro poiché l’azienda dove ha lavorato per 18 anni lo ha licenziato per la “crisi”: e non mi risponda che ha avuto TFR e possiamo contare su quello, meglio non toccare tale “tasto”! Non mi risponda, nemmeno, che è costruttivo cambiare e trovare un nuovo lavoro, mettersi in gioco e rimboccarsi le maniche; di lavoro non ce n’è per chi ha 50 anni, mi creda!
Ho 2 figlie di 18 e 13 anni che non sanno come sarà il loro futuro. Mia figlia di 18 anni quest’anno sosterrà la maturità scientifica ed è spaventata per un suo proseguimento scolastico perché sa che la mia famiglia non le possibilità economiche per mantenere degli studi dignitosi e degni di una ragazza che ha sempre studiato e ha creduto nella scuola e negli insegnanti italiani.
Il mio stipendio è poco più di 1.200 euro il mese, anche se sono “vista con insufficienza” dal suo Ministro del Lavoro perché ho molte ferie e lavoro poco. Una precisazione: non ho in busta paga gli 80 euro mensili pioché, al lordo, il mio stipendio supera i 1.500 euro. Non tutti lo sanno che gli 80 euro promessi si riferiscono al lordo!
Mi creda, quegli euro di stipendio non sono sufficienti a coprire i costi di tasse, mutuo, libri e varie di una modesta famiglia italiana. Non le nascondo che non ho, spesso, i soldi per mettere insieme il pranzo con la cena e, se volessi offrire un gelato alle mie figlie, non ho quelle poche monete che possono servire. Ho studiato una vita, continuo a studiare e aggiornarmi, lavoro con professionalità e ciò si riflette nei miei attuali alunni e nei miei ex studenti che sono delle persone vere.
Lei chiede, nella sua e-mail suggerimenti e dice che ascolterà tutti.
Ieri, comunque, ha approvato “a tamburo battente” tutto ciò che il suo cuore desiderava.
Gli interventi nella scuola ci vogliono, la riforma ci vuole, la chiediamo TUTTI.
Gentile Presidente, mi spiace molto che il suo “non avere la verità in tasca” sia tardivo e fuori tempo massimo. Io le ho già scritto, ma lei non mi ha mai risposto, ho anche partecipato alle consultazioni sulla “buona scuola” on line, e insieme alla maggior parte dei miei colleghi (non una minoranza rumorosa) abbiamo detto forte e chiaro cosa non ci piaceva utilizzando lo sciopero come mezzo civile ma, evidentemente, a lei ed alla sua “minoranza rumorosa” di Ministri, di ascoltare proprio non interessa a priori. Non è un caso che il suo ennesimo invito al dialogo arriva quando il Decreto è già pronto, lo state votando, dite che sui punti salenti non tornerete indietro nonostante lo sciopero, cosa vuole allora da noi?
Vuole farci scegliere il colore dei gessetti? A proposito caro Presidente, la prego di togliersi da quella lavagna, evitando figuracce che imbarazzano lei e noi con errori grossolani (umanista è sostantivo, mi creda).
Detto questo andiamo ai punti salienti della sua lettera.
1) Le assunzioni vanno fatte, lo sa lei, lo sappiamo noi e lo sa l’Europa, possiamo fare tutta la prosopopea del mondo, ma questo è un dato di fatto, non si può continuare ad abusare di contratti a termine. Per quel che riguarda Pas, Tfa, e colleghi delle graduatorie che rimarrebbero fuori, faccio presente che non sono stalker che si sono illusi sul nulla a cui potete dire “mi dispiace per voi”, sono il frutto di percorsi attivati dallo Stato che ora governa. E’ come se comprasse una casa con ipoteche, di quelle deve rispondere lei. Di tale situazione ne era a conoscenza ancora prima di eleggersi a Presidente del Consiglio dei Ministri.
2) Come lei stesso ha compreso e lo dice forte, i fondi per l’edilizia scolastica sono insufficienti e le posso assicurare che andare a scuola come se giocassi alla roulette russa non è piacevolissimo. E se la mia scuola o quella delle mie figlie rientrasse nella parte insufficiente? Credo che, se prima di parlare di Buona Scuola, raggiungessimo “l’obiettivone” di Sicura Scuola sarebbe sicuramente meglio!
3) La ringrazio tanto dei 500 euro che vuole regalarmi per andare a teatro, ma sa, le dico il vero, non è che ne abbia molta voglia. Avendo il contratto bloccato da 6 anni e difficoltà a pagare le bollette, mi creda, è l’ultimo dei miei pensieri. Inoltre sono un’insegnante: la connessione a internet per tenermi aggiornata è il mio lusso e i pacchi di compiti da correggere a casa m’impegnano abbastanza. Non mi dispiacerebbe la formazione obbligatoria e seria, con formatori preparati ma solo a fronte di un adeguamento dello stipendio. In questo momento, come ho scritto sopra, percepisco quanto un usciere il quale non ha bisogno di un grande aggiornamento per svolgere le sue mansioni (con tutto il rispetto per il suo dignitoso e decoroso lavoro).
4) Mi faccia capire cosa intende in questo punto della lettera: vuole imputare alla scuola la colpa del 44% della disoccupazione giovanile? Sarebbe anche questo colpa nostra? Sarebbe sempre colpa degli insegnanti italiani? So solo che tutti gli Stati del mondo, compresi gli Stati Uniti d’America, raccattano la “spazzatura” dei cervellini che noi abbiamo formato (si legga fuga dei cervelli).
5) Su questo punto riguardante una valorizzazione delle arti solo una cosa: formazione umanistica, la prego Presidente è un aggettivo. Questo a mio avviso è il vero “problemone” di tutto l’impianto di Riforma: il volerci valutare, riformare, scegliere. Lei pensa che alcuni “miracolati”, non consapevoli neanche loro di come siano arrivati a entrare nella stanza dei bottoni, i quali fanno anche qualche figuraccia, possano valutare dei professori formati, selezionati con procedure concorsuali o abilitanti di tipo universitario, aggiornati, che arrivano dopo anni, a volte decenni di carriera ad entrare di ruolo?
Ma valutatevi voi prima. Riformate la politica tutta, affinchè gente competente governi.
Fatevi scegliere voi, fatevi valutare voi, come è giusto che sia, senza giochetti di palazzo, senza preferenze, e poi parliamo di come scegliere gli insegnanti.
Noi che non possiamo scegliere chi ci rappresenta, dovremmo essere scelti? Sulla base di cosa? Per gli insegnanti, come per tutti gli statali c’è un solo modo possibile e veramente equo: procedure concorsuali svolte bene, trasparenti e graduatorie chiare.
Detto questo Presidente ci risparmi le sue assicurazioni: i giorni di vacanza non si toccano, non perché noi dobbiamo andare al mare, in montagna, in capitali europee o in località esotiche, ma perché servono ai ragazzi.
Ci venga Lei e i suoi Ministri a lavorare con alunni stanchi, insofferenti per il caldo, con la puzza di sudore nostro e loro in classi dove batte il sole per tutta la mattina, con finestre senza tende, pericolose se si aprono, con davanzali fatiscenti.
Perché, mi creda, una cosa è venire a scuola con i coretti e le bandierine, cosa diversa è vivere la scuola.
Malgrado ciò non ho paura di essere licenziata: sono brava, sono formata, sono benvoluta ma, lo ammetto, ho una fifa color arcobaleno di non essere scelta, perché sono una persona libera, che dice quello che penso e questo non sempre piace.
E se in Italia tutti i posti, soprattutto quelli più importanti, fossero ricoperti per indiscussi meriti mi sentirei più tranquilla, ma sappiamo io e lei che non è così, quindi le sue raccomandazioni non mi rassicurano affatto.
E soprattutto mi permetta di essere sincera fino in fondo, mi sembra che questa riforma, ennesima riforma (ma perché volete tutti riformare la scuola?) sia nei fatti un “prendere o lasciare”.
Se la chiamano “l’uomo solo al comando”, una ragione c’è e come insegnante la prego di riflettere su questo e bloccare questo DdL.
Prendetevi più tempo, ascoltateci veramente: la scuola non è dei sindacati, la scuola non è degli insegnanti, non è degli alunni e neanche dei genitori e meno che mai può essere del Governo, di Matteo Renzi o Davide Faraone o chi ci chiama squadristi ed indecenti.
Noi formiamo persone, garantire il rispetto dell’art. 1 della Costituzione è compito suo, caro Presidente.
Mi permetto di sottolinearLe che conosco la scuola statale e privata sicuramente meglio di Lei, del ministro Giannini, nonché del sottosegretario Faraone, che non hanno mai avuto l’opportunità di entrare in una scuola e in una classe in qualità di insegnanti.
Stendiamo un velo pietoso sulla formazione professionale del sottosegretario Faraone.
E’ una mia curiosità e Le pongo una domanda: come è riuscito il signor Faraone a ricoprire la carica di sottosegretario senza avere titoli per nulla sufficienti? Mi sembra di aver letto da qualche parte che è fuori corso universitario da oltre un decennio. Può chiedergli, da parte mia, se conosce i programmi ministeriali delle scuole italiane di ogni ordine e grado e di ogni ambito disciplinare?
Il mondo della scuola è un mondo che solo chi ci lavora da tempo può conoscere e comprendere.
Per sapere di cosa ha bisogno una scuola ma, soprattutto, di cosa hanno bisogno gli studenti e le loro famiglie, è necessario entrare in classe tutti i giorni e vivere le difficoltà, le debolezze e i sentimenti dei ragazzi.
Ognuno di loro cerca di superare le proprie mancanze: non tutti ci riescono e spesso gli insegnanti si sentono impotenti e soprattutto senza mezzi. Le prove Invalsi non sono utili a valutare obiettivamente gli sforzi fatti e i risultati ottenuti poiché il punto di partenza, come Lei ben sa, non è per tutti uguale, tanto che gli insegnanti predispongono programmazioni personalizzate le quali prevedono il raggiungimento di obiettivi diversi per ogni allievo o per fasce di livello. Le ricordo, a tal proposito che le alunne e gli alunni non sono numeri o codici alfanumerici ma persone, con una vita e dei sentimenti.
Non si può, quindi, sostenere che la lettura da parte di esperti (di cosa non si sa) dei risultati delle prove Invalsi possano essere utilizzati per intervenire nelle diverse realtà.
Inoltre il costo delle prove potrebbe sicuramente essere utilizzato per sopperire alle grosse mancanze di cui le scuole soffrono.
I miei alunni di classe prima non hanno i banchi e le sedie adatte a loro, i banchi sono troppo alti e le sedie troppo basse: sono a rischio di scoliosi; devono stare in classe 5 ore della loro giornata in condizioni pietose.
Compro io il sapone per lavare le mani, spesso anche la carta igienica e i gessetti bianchi e colorati. Durante il freddo inverno scorso sovente non erano accesi i riscaldamenti per il tempo necessario e in classe stavamo con i cappotti. Molti bambini si sono ammalati.
I miei alunni di classe quinta sono troppo grandi sedendo in sedie e banchi scomodi perché troppo piccoli: non entrano loro le ginocchia sotto il banco e sono costretti a scrivere e leggere ad almeno
Mi dirà di spostare i mobili da una classe all’altra ma in una scuola le suppellettili non sono come la proprietà dell’addizione dove cambiando la somma degli addendi la somma rimane uguale.
Le ricordo che sto riferendomi a persone, non a numeri.
Per non parlare della miseria dei programmi Ministeriali di storia e geografia!
Lei lo sa che in classe III di scuola primaria si inizia a studiare la storia e, alla fine dell’anno, le bambine e i bambini conoscono solo gli uomini primitivi? Al termine della classe V il programma ministeriale ne prevede il termine con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, ignorando tutta la storia più vicina: dalla Rivoluzione Francese a quella Americana, dalla I guerra mondiale alla II, al Vietnam, alla rivoluzione industriale, alle pulizie etniche, agli anni del terrorismo in Italia, alla guerra fredda a Falcone e Borsellino.
E starei ore e ore a scrivere ma dico basta perché è solo la nostra buona volontà di insegnanti seri e capaci che sopperisce alla mancanza del Governo riuscendo a compiere salti mortali per poter fornire a ogni bambina e bambino gli strumenti necessari per una seria conoscenza anche dell’attualità.
Sa caro Presidente, è troppo facile avere una futura società ignorante: è facile da manovrare.
La storia ce l’ha insegnato. A noi.
Nella mia carriera ho potuto rilevare la sempre più gravosa mancanza di risorse non solo economiche, ma anche di personale indispensabile per il buon funzionamento degli istituti scolastici.
A tale riguardo voglio portare alla sua attenzione la vergognosa carenza di personale specializzato per il sostegno di ragazzi diversamente abili e, di non meno importanza, di spazi idonei ai casi più problematici.
Non so se Lei e i suoi Ministri hanno mai avuto modo di trascorrere una sola giornata con un ragazzo affetto da grave forma di autismo e schizofrenia.
Avrebbe sicuramente capito di cosa ha bisogno la scuola italiana anzi gli studenti italiani e le famiglie italiane e non avrebbe sicuramente detto quella infelicissima frase: “La scuola non è degli insegnanti, ma delle famiglie”, maldestramente poi ampliata dal ministro Giannini con “la scuola è dei nonni” o gli insegnanti squadristi e dal sottosegretario Faraone e dal ministro Boschi con altre affermazioni vergognosamente gravi.
Riguardo poi il merito degli insegnanti non si può pensare che un dirigente scolastico, che ormai deve garantire il buon funzionamento di 3 ,4 e più scuole, possa svolgere un servizio efficace. I presidi sono diventati negli anni sapienti burocrati e risultano sempre più lontani dalle vere problematiche della didattica.
Un progetto serio e funzionale della riforma della scuola non può esulare da queste considerazioni.
Purtroppo non bastano le sue assicurazioni riguardo l’onestà dell’operato dei presidi nella formazione del loro staff, troppi sono gli esempi di corruzione proprio nel gruppo dirigenziale.
Noi insegnanti non possiamo permettere che il mondo della scuola possa essere retto da manager di cui nessuno può garantire l’onestà e neppure Lei Signor Presidente.
Mi permetto di farLe presente che il mondo della scuola avrebbe voluto essere interpellato e avrebbe voluto partecipare alla stesura della riforma, anche se un nostro progetto è stato da noi redatto e spedito con il nome di LIP, ma mai preso in considerazione.
Avremmo gradito avere un confronto su tutti questi aspetti e non certo ricevere l’invito a compilare un questionario, che come le prove Invalsi, riteniamo umiliante, squalificante e oltremodo ridicolo.
Non meno importante infine è stato il suo atteggiamento altezzoso e sprezzante nel ribadire che il Governo non avrebbe cambiato nulla del DdL, fino allo sciopero del 5 maggio, peraltro minimizzato nella percentuale di adesione. A me, quei soldi trattenuti per lo sciopero, sarebbero serviti per la spesa di una settimana, mi creda. Per la mia famiglia quello sciopero è costato enormi sacrifici.
Successivamente Lei e i suoi Ministri avete cercato di screditarci davanti alla opinione pubblica ben sapendo, come Lei ha avuto modo di sottolineare nel suo ultimo video davanti ad una lavagna con il gesso in mano, che la figura degli insegnanti non ha più il valore di un tempo (mi ha fatto sorridere la scritta “umanista”: mi creda, era corretto scrivere umanistica, mi creda).
Non bastano più le cifre da Lei sbandierate di assunzioni e di milioni di finanziamenti che non rappresentano la verità. Ho atteso e pazientato, ma ora non sono più disposta a essere trattata come una povera imbecille.
Noi viviamo in un mondo, quello della scuola, dove si dicono le verità perché ai ragazzi non si possono dire bugie e poi pretendere sincerità e dove l’uso del linguaggio è semplice, chiaro e privo di tecniche efficaci di comunicazione.
La ringrazio ancora e La invito a riflettere per il bene di tutti, perché la scuola è la formazione e fucina dei futuri cittadini.
Chiedo un’altra cosa a Lei e ai suoi Ministri: fateci lavorare lavorate su classi calde d’inverno e fresche d’estate, che abbiano non più di 20 alunni, non più di un H e con insegnanti di sostegno sempre presenti.
Portate i nostri stipendi a un livello di decenza: se “le menti” si allontanano sempre di più dalla scuola, è anche perché il salario è pietoso.
Dateci gli Ata e gli assistenti di segreteria: senza queste figure le scuole non funzionano e i bambini di scuola dell’Infanzia e scuola Primaria continueranno a farsi la pipì sotto.
Trovate i miliardi che servono per potervi fregiare e pregiare di aver contribuito davvero a una svolta epocale nella cultura del nostro Paese: toglieteli dove ce n’è fin troppi (e Voi sapete benissimo dove, non devo essere io, una misera maestra elementare a suggerirlo!).
Non so cosa altro dirle. So che il mio “sfogo” sarà cancellato e Lei mai lo leggerà ma io sono ancora una povera illusa che crede nei sogni.
Buona serata caro Presidente del Consiglio Italiano, da un’insegnante di Scuola Primaria che ancora ci crede in quella Scuola che era il fiore all’occhiello dell’Italia.