Ho soggiornato per una settimana a Tonara (Nuoro). E’ stata una esperienza rilassante dato che, in assenza del computer e del televisore, una buona parte della giornata è stata dedicata alla lettura , alle passeggiate e alla degustazione delle specialità locali. Naturalmente mi sono tenuto informato dei fatti di cronaca isolana attraverso la lettura dei quotidiani locali.
Più articoli sono stati dedicati ai problemi degli insegnanti in attesa di trasferimento, prevalentemente di sesso femminile e con famiglia, che adducono le loro comprensibili ragioni.
Ho seguito la vicenda con distaccato interesse ma con curiosità in quanto mi ha risvegliato ricordi giovanili di “emigrante” in un periodo in cui la Sardegna e il meridione in generale erano luoghi da cui si partiva o si arrivava con la classica “valigia di cartone legata con lo spago”.
Una sera dei giorni scorsi, dopo cena, ho avuto l’occasione di parlarne con un tonarese che, intorno al 1970, aveva frequentatoi il locale istituto industriale, allora abbastanza affollato anche per le prospettive di lavoro che l’industria chimica prometteva nella zona al centro della Sardegna.
Ricordava il tonarese che, in quei tempi, molti erano i professori siciliani. Un concittadino di fede sardista aveva organizzato una manifestazione per protestare contro ” l’invasione dei siciliani” nelle scuole della zona. Nel bel mezzo della manifestazione si presenta con una valigia un professore siciliano, insegnante di matematica, abbastanza conosciuto e stimato da buona parte degli astanti, il quale dichiara di essere pronto ad andarsene se solo uno dei presenti poteva affermare che non aveva ben insegnato la matematica. Nessuno osò proferir parola.
Del racconto, di cui non conosco il seguito, mi piacque e mi compiacqui, nel riconoscere nel gesto teatrale, il catanese che ama sentirsi sempre al centro del palcoscenico nella buona e nella cattiva sorte.
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