Il burnout sta diventando sempre più una realtà diffusa fra gli insegnanti della scuola italiana, tanto da attirare le attenzioni dell’opinione pubblica che punta il dito contro il sistema scolastico allo sbando.
Infatti, le motivazioni più diffuse per cui i docenti vanno in tilt sono: le classi pollaio, gli adempimenti burocratici crescenti e il rapporto con le famiglie, che mai come oggi sta soffrendo di una tensione-incomprensione continua.
Abbiamo già parlato in altre occasioni della richiesta da più parti di sottoporre i docenti visita psicologica annuale, spaccando in due la categoria fra quelli favorevoli e quelli che vedrebbero la cosa come un abuso, l’ennesimo, contro gli insegnanti.
L’argomento del burn out è stato al centro del convegno Cisl Emilia Romagna che si è svolto a Bologna nella giornata del 15 marzo, organizzato insieme alla Cisl Scuola regionale e a Irsef Irfed, che ha visto richiamata l’attenzione sul fenomeno dello stress lavorativo a scuola e gli effetti che ne derivano.
“Dalle sedi sindacali dell’Emilia-Romagna sempre più spesso ci vengono richieste di aiuto dai docenti, tant’è che spesso i sindacalisti si trovano a dovere essere anche un po’ psicologi. Di qui nasce l’esigenza di prevenire il fenomeno”, dice la segretaria della Cisl scuola regionale Monica Barbolini.
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Il problema però riguarda anche e soprattutto la mancanza di dati certi sul fenomeno del burn out, gli ultimi diffusi, spiega il sindacato, risalgono infatti al 2004 e già parlavano di dichiarazioni di inidoneità degli insegnanti dovute nell’85% dei casi non a motivi fisici (come era la norma fino a non tanto tempo fa) ma psichici.
Nel frattempo, si legge sul sito Cisl Scuola, la situazione non sembra molto migliorata. Anzi: a quanto pare il problema non riguarda più solo il corpo docente, ma anche il personale amministrativo e i dirigenti scolastici, soggetti alle conseguenze del “caos organizzativo” in cui versano spesso le scuole, al pressing delle famiglie, alle difficoltà dovute alle situazioni di disagio tra gli studenti.
Maddalena Gissi, segretario generale Cisl Scuola, intervenendo al dibattito, prova a lanciare l’allarme analizzando la situazione attuale: “nella scuola si vive talvolta con fatica la relazione tra il personale e l’utenza, e questo può rendere ancor più pesante una condizione di lavoro che per diverse ragioni ha visto moltiplicarsi negli ultimi anni i fattori di complessità e di gravosità. Inevitabile che ciò possa avere in taluni casi qualche incidenza anche in termini di idoneità professionale”, spiega Gissi.
“Come in generale avviene per tutto ciò che riguarda la tutela della salute e della sicurezza – aggiunge – l’azione più efficace da svolgere è quella preventiva, che punta ad affrontare i problemi soprattutto rimuovendone le cause. Serve una vera e propria strategia di promozione del benessere organizzativo negli ambienti di lavoro e nella scuola, un obiettivo cui tendere sia nell’ambito della produzione legislativa, sia in quello delle scelte contrattuali, che ci vedono più direttamente protagonisti”.
Il Convegno del 15 marzo indica che nel mondo della scuola si vuole iniziare seriamente a prendere in considerazione il problema, magari continuando le ricerche interrotte dal 2004.
Ricordiamo le difficoltà a cui sta andando incontro la professione dei docenti è al centro del dibattito pubblico da qualche mese, segno che le difficoltà dell’insegnante di oggi forse sembrano balzate in testa alle priorità del paese.
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