Tanti, tantissimi, tutti. Sono andati via a malincuore, molti con figli e famiglia al seguito. Spesso addirittura il marito o la moglie sono rimasti a lavorare al sud con un doloroso smembramento del nucleo familiare.
E da oggi, 1 settembre 2014, il pensiero è uno solo: tornare. E’ proprio il quotidiano la Stampa a informarci di questa situazione a Torino, una delle province più gettonate: le immissioni in ruolo di docenti meridionali non garantiranno, come potrebbe sembrare a prima vista, l’efficienza della scuola piemontese.
Venuto meno, infatti, il blocco quinquennale che era stato introdotto dalla legge 106/2011, il vincolo alla mobilità interprovinciale per i neo assunti è stato ricondotto a 3 anni in applicazione della legge 128/2013.
Ma, a parte questo, già nelle aule delle convocazioni serpeggiavano ipotesi di prendere l’aspettativa non retribuita per un anno una volta ottenuto il posto, fruizione dei congedi parentali non ancora utilizzati, agevolazioni della legge 104 (familiari malati e disabili), gravidanze a rischio e tentativi di trasferimento una volta superati i 180 giorni del periodo di prova.
Teresa Olivieri, segretaria provinciale della Cisl Scuola, usa una metafora ben precisa per definire la situazione: “Il rischio di cui tutti parlano è che Torino sia trasformata in “bancomat” a cui attingere che alla fine resta vuoto”.
Nel frattempo il provveditore Paola d’Alessandro ha deciso di procedere al più presto a una verifica sui punteggi.
Di contro la Olivieri sottolinea la presenza a Torino di insegnanti coraggiose, pronte a tutto pur di lavorare: “Ma finora abbiamo conosciuto soprattutto persone con progetti di vita fondati, coraggiosi. Penso a due amiche siciliane, insegnanti alle medie, che sono arrivate a Torino con i loro bambini: hanno sperato di trovare, e ce l’hanno fatta, una scuola che avesse posto per entrambe, per potersi organizzare, abitare insieme e aiutarsi per gestire i figli. Quante persone sono venute a chiederci dove cercar casa a prezzi accettabili… Sono tanti i giovani che hanno fatto un progetto vero”
Insomma non è facile andar via. E la voglia di tornare è tanta. Malgrado l’inevitabile girandola di docenti che ne deriverà. Bisognerebbe chiederne conto a tutti quei politici che hanno sostenuto i farraginosi provvedimenti susseguitisi nei decenni, creando un mostruoso precariato senza fine.
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