Con ciclico accadere, ci sono delle vicende che regolarmente ritornano come ricorsi e corsi delle polemiche, vedi il caso del presepe a Natale o delle scopiazzature in occasione degli esami di stato o del Crocefisso nelle aule o delle festività Pasquali. E tra queste c’è anche la faccenda dei compiti per casa durante le vacanze, quelle lunghe in modo particolare, che da anni dividono due scuole di pensiero: quelle dei sì e quelle dei no. E nonostante da anni il Miur abbia consigliato ai prof di non interrogare il lunedì, evitando perfino di assegnare compiti per il fine settimana, rimangono molti i docenti che non solo interrogano al rientro a scuola gli alunni, ma regolarmente lasciano esercizi da svolgere a casa.
Se tuttavia rimane sempre l’incognita, che incognita non è, del gradimento dei ragazzi di vedersi caricati di compiti, costringendo i più volenterosi a uscire poco e poco dedicarsi ai propri hobby, contrariamente ai più strafottenti che anche furi dalle aule continuano a fare ciò che loro aggrada, sono altrettanti i pedagogisti contrari all’antica usanza di non lasciare liberi i ragazzi da incombenze scolastiche per le vacanze lunghe. “Nessun imprenditore mai si sognerebbe di dare ai suoi impiegati lavoro a casa”, dicono convinti. “E poi le vacanze servono per riposarsi, staccare la spina e dedicarsi a quelle occupazioni dettate dal cuore e non dal dovere. A parte il fatto che sono sempre i soliti “noti” ad ubbidire ai voleri del prof”.
Altri invece brontolano cose contrarie: “La mente dei ragazzi è come il rasoio di Leonardo da Vinci, che quando smise il suo lavoro arrugginì. E gli studenti, nel corso di vacanze troppo lunghe, perdono quella elasticità mentale acquisita a scuola, dimenticando tanti contenuti e perdendo il contatto col vero fine dell’istruzione”.
Due scuole inconciliabili? Forse che sì, benchè ci permettiamo riportare quanto ci accadeva al tempo dei nostri studi, allorchè i prof ci caricavano di compiti: spensierati solo i primi giorni, dopo erano solo proponimenti di applicarci per non prendere brutti voti al rientro; e fino all’ultimo giorno di vacanze, quando con l’Epifania era praticamente impossibile lavorare alle versioni di latino e ai riassunti delle decine di letture. E sul quaderno bianco cadeva la mano, non stanca, ma presa d’altri pensieri. Il più delle volte poi, quegli stessi insegnanti, che ci avevano oberati, dimenticavano di verificare l’avvenuta risoluzione dei compiti.
Una riflessione questa per proporre ai nostri lettori, che in maggioranza sono docenti, cosa pensano di fare in occasione delle prossime festività natalizie e della chiusura per circa 15 giorni delle attività didattiche.
Un sondaggio per capire, al di là delle due scuole di pensiero dei pedagogisti, cosa in effetti, e sul campo della scuola, proporranno i nostri lettori e come si orienterà la maggioranza dei prof italiani: assegneranno o non assegneranno? Dubbio amletico che cerchiamo di sciogliere.
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