Ho letto gli articoli di giornale sulla riforma del Governo relativa all’introduzione della figura del docente esperto.
Ha cominciato l’articolo con speranza e incredulità. Il Governo si accorge finalmente che esistono docenti esperti che meritano di essere pagati meglio?
Dopo poche righe la speranza è andata frustrata e l’incredulità si è acuita. Ma ha preso altre vie.
È incredibile che il Governo voglia riconoscere l’esperienza, e pagarla, a partire del 2034, con briciole qua e là dopo nuovi corsi di formazione triennale.
È incredibile che il Governo voglia legare l’acquisita esperienza (e il conseguente riconoscimento economico) alla frequenza di 3 corsi triennali, il primo dei quali inizierebbe tra un anno.
È anche incredibile che siano previsti solo 8.000 professori esperti. A priori si decide quanti potranno essere esperti e se ne sceglie un numero ridicolo.
Sono rimasto senza parole.
Pare che il Governo voglia creare questa figura di esperto purché gli esperti siano pochi e soprattutto che lo diventino tra anni e anni. Così si vedrà. Ci penseranno gli altri a pagare.
Ma quello che proprio non piace è constatare come il Governo non voglia vedere che OGGI, ORA, esistano docenti esperti. E che gli stessi dovrebbero essere riconosciuti e conseguentemente pagati, OGGI, ORA, non fra 10 anni e non certo dopo corsi di formazione che qualcuno organizzerà incassandone il costo.
Mi faccio delle domande.
Se un docente oggi ha la mia età, cinquant’anni, e lavora nella scuola da 25, non è che forse è già un pochino esperto? Ma lo stesso non vale per chi di anni ne ha 40 e lavora da 15? O 60, e lavora da 35 anni nella scuola.
Se un docente, per esempio di 50 anni, dovesse sottoporsi ai 9 anni di formazione (come se fosse un novellino), si troverebbe a 60 anni a essere, forse, uno degli 8.000 fortunati. Diventerebbe così docente esperto e poi dopo pochi anni se ne andrà in pensione. Che senso avrebbe? Nel frattempo lo si tratta come un neofita, come se tutta la sua REALE esperienza nulla valesse.
Ho una proposta. Anzi due.
La prima, rapida e scontata. Paghiamo di più, subito, i docenti italiani in generale. Esperti e non esperti.
La seconda, individuiamo ora dei criteri per stabile chi è docente esperto. Ora. E paghiamolo bene. Perché la sua figura è importante.
Certo la bravura del docente non è misurabile. L ’amore per gli studenti, l a dedizione al lavoro, l’autoaggiornamento continuo e personale, sono tutti elementi non misurabili. Non certificabili. Eppure fanno di un docente un bravo docente.
Ma forse riconoscere, e pagare, l’esperienza non è una brutta idea.
A patto di riconoscerla ORA, e pagarla ORA. Non tra 10 anni.
Servono criteri per stabilire se un docente è esperto. Non è così difficile.
Facciamo qualche esempio, giusto per farci un’idea.
1. Un docente ha fatto il coordinatore di materia? Ha quindi coordinato un team di lavoro? Sarà esperto, almeno un pochino, oppure no?
2. Un docente ha fatto, per un po’ di anni, il coordinatore di classe? Ha coordinato un team di colleghi e la gestione di una classe? Sarà esperto, almeno un pochino, oppure no?
Ma andiamo avanti.
3. Un docente ha fatto il tutor per l’immissione in ruolo di un giovane collega? Ha seguito quindi un docente per un intero anno, ne ha redatto il profilo e ha contribuito alla sua valutazione? Sarà esperto, almeno un pochino, oppure no?
4. Un docente ha fatto il presidente di Commissione agli esami di Stato? Ha apposto la sua firma sugli atti pubblici dell’esame assumendosene la responsabilità e ha coordinato team di docenti? Sarà esperto, almeno un pochino, oppure no?
Ancora, se non bastasse.
5. Un docente ha deciso di far parte di commissioni per gli esami di abilitazione all’esercizio della professione docente, ne ha redatto domande per gli esami scritti e ha interrogato a gli orali? Sarà esperto, almeno un pochino, oppure no?
6. Un docente ha rivestito ruoli di coordinamento, come quello di funzione strumentale o di collaborazione con la dirigenza? Magari per alcuni anni? Sarà esperto, almeno un pochino, oppure no?
Mi fermo. Ma è così evidente che, se si volesse, oggi e ora, trovare i criteri per riconoscere la reale esperienza di un docente, e pagarne il valore, si potrebbe fare.
Senza prenderci in giro. Ancora una volta.
Michele Vanzulli
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