I Docenti del Comitato Nazionale “Docenti di Ruolo Ingabbiati di ogni ordine e grado” sperano in un cambio di rotta da parte del Ministro Bussetti.
La Legge di Bilancio 2019 al comma 792, lettera e, punto 2, ha abrogato l’articolo 4 comma 3 del Dlgs. n°59/2017, che prevedeva l’istituzione di corsi per il conseguimento di altre abilitazioni riservati ai docenti di ruolo, in possesso dei prescritti titoli di studio (D.P.R. n°19 del 14 febbraio 2016), per l’insegnamento di ulteriori discipline rispetto a quella di titolarità, che consentano il passaggio di cattedra o di ruolo.
Il Governo pensa di risolvere la questione permettendoci l’accesso ai concorsi al pari dei neolaureati, esonerandoci dal conseguimento dei 24 CFU nelle discipline antro-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche. Noi docenti di ruolo siamo stati già esaminati, abbiamo superato uno o più concorsi selettivi, abbiamo esperienza, dapprima attraverso la formazione volontaria e interamente autofinanziata, successivamente mediante il Piano Nazionale di Formazione dei Docenti. Chiediamo gli stessi diritti di tutti gli altri lavoratori del comparto della Pubblica Amministrazione, siamo desiderosi di ottenere una progressione di carriera, mantenendo il ruolo di docenti, cambiando la disciplina d’insegnamento o l’ordine di scuola.
I docenti di ruolo, già selezionati e vincitori di uno o più concorsi, auspicherebbero per quanto sopra già detto l’attivazione di corsi di qualificazione professionale e/o concorso abilitante riservato.
Il MIUR non avrebbe alcun onere, i costi dei corsi sarebbero interamente a carico dei docenti partecipanti. Non si tratterebbe di modificare le procedure di reclutamento, così come previste dalla Legge di bilancio, ma di differenziare le posizioni tra chi ha già sostenuto un concorso ordinario. Se nella scuola si entra tramite il concorso è giusto che chi lo ha già sostenuto e vinto per altri ordini o classi di concorso abbia un metro di valutazione differente. Questo accade in ogni contesto lavorativo pubblico, dalle forze dell’ordine ai semplici Comuni, ove sono sempre previsti passaggi di ruolo e mobilità interne, per consentire una valorizzazione delle competenze. Il passaggio tra ordini di scuola o classi di concorso, non andrebbe in alcun modo ad incidere sul numero dei posti a disposizione per i precari, in quanto chi effettuerà il passaggio di cattedra automaticamente libererebbe il suo posto di provenienza.
Qualora non fosse possibile prevedere i suddetti corsi, sarebbe quantomeno opportuno differenziare la tipologia delle prove concorsuali da sostenere, a chi è già titolare di una cattedra e vincitore di concorso si potrebbe pensare di fare svolgere la sola prova orale, così come accaduto nel concorso semplificato 2018.
In questo modo, si darebbe anche uno stimolo alla classe docente, consentendo a chi ha impegnato anni nel conseguire titoli di studio, una piccola progressione di carriera.
Inoltre il Miur avrebbe il vantaggio di poter assorbire agevolmente personale di ruolo, laddove potrebbe risultare soprannumerario.
Confidiamo di trovare l’attenzione, la sensibilità e l’interesse che merita questa richiesta.
Rosaria Arciello
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