Malgrado i problemi, le strutture non all’altezza e gli stipendi irriguardosi, più del 90% degli insegnanti italiani si dice entusiasta del lavoro che fa: è quello che risulta da un ampio sondaggio di Cambridge University Press Italia, che in collaborazione con il Gruppo Editoriale Il Capitell ha realizzato l’“Italian Teacher Survey”, iniziativa di ricerca che ha permesso ad oltre 1.300 docenti italiani di raccontare le proprie esperienze quotidiane e le ragioni che li hanno spinti ad insegnare.
Le risposte, fornite durante l’estate da docenti di scuole primarie e secondarie, non sembrano lasciare spazio a dubbi: il 97% degli intervistati, si è detto appassionato della materia che insegna, mentre il 94% ama lavorare con gli studenti e l’85%, invece, è orgoglioso di essere un docente.
Solo una minoranza (il 10%) sostiene che insegnare è solamente un lavoro, e non una passione, e un 19% che dice di essere diventato un docente “quasi per caso”.
Quasi 3 intervistati su 5 fanno i docenti da oltre 20 anni, tuttavia non sembrano aver perso la passione per la propria professione: il 27% è “molto soddisfatto” del proprio lavoro, a cui si somma un altro 50% che si dice “soddisfatto”.
È anche vero che il 41% dei docenti ha rivelato di sentirsi spesso stressato nel corso della propria vita lavorativa e solo il 2% dichiara di non aver mai avuto dei momenti di stress.
Tra questi, figurano soprattutto gli insegnanti più giovani, gli under 35, poiché in alto numero ancora precari o probabilmente meno sicuri nella gestione della classe, o tra chi ha un cattivo rapporto con i propri studenti.
Alla domanda “di che cosa avvertono maggiormente il bisogno?”, le risposte maggiormente caldeggiate sono state: “maggior rispetto”, “riconoscimento” e “tempo”.
Per quanto riguarda i primi due aspetti, si sentono generalmente apprezzati (78%) in famiglia e dagli amici ma la percentuale cala significativamente se pensano agli italiani in generale (24%) o al governo (5%).
Per quanto riguarda invece il terzo aspetto, il tempo, agli intervistati sembra non bastare mai, tra compiti da correggere, lezioni da preparare, lavori amministrativi, burocrazia
In particolare, vorrebbero dedicare più tempo alla propria formazione e all’aggiornamento professionale (41%), alle lezioni in aula (34%) o per valutare in classe i propri studenti (26%), mentre sarebbero felici di poterne dedicare meno alle attività amministrative, alle riunioni interne, a correggere a casa compiti e verifiche.
“I dati raccolti sono stati per molti versi sorprendenti, e saranno fonte di riflessione per chi lavora e collabora con il sistema educativo in Italia – ha detto Patrizia Zanon, General Manager di Cambridge University Press Italia -, riteniamo che raccogliere i bisogni e le aspettative dei docenti sia fondamentale, perché essere un insegnante è più di un semplice lavoro, uno stipendio o un titolo. Insegnare significa ispirare e formare le prossime generazioni”.
“Ricerche come questa permettono a chi lavora nel settore di trovare modi e forme per supportare gli insegnanti nel ruolo educativo e formativo in base alle loro reali priorità”, ha concluso Patrizia Zanon.
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