A diffondere il tam-tam nella foresta della protesta ci sta pensando come sempre Facebook, dove il tamburo è battuto da una docente agguerrita e arrabbiata e che passa in rassegna le tre regole del “gioco”: “Non puoi sapere la tua posizione in graduatoria, il territorio dell’operazione è l’Italia intera e la tua carriera potrebbe non contare nulla”. Alcuni insegnanti precari nei giorni scorsi hanno fatto notare che molti colleghi assunti con l’ultimo concorso sono stati assegnati a scuole delle loro zone di provenienza; le loro richieste di avvicinamento invece sono state ignorate, pur avendo anni di esperienza alle spalle che dovrebbero valere un punteggio alto in graduatoria.
Ecco alcune esempi che Il Giornale, apertamente anti governativo, rilancia: “Paola, calabrese, zero anni di precariato. Oggi in ruolo sotto casa. Maria, siciliana, 2 figli, da 17 anni precaria oggi in ruolo… a Torino!. Luca, pugliese, 17 anni fuori provincia. Non vi è mai rientrato. Laura, pugliese, zero anni di esperienza, idonea al concorso e oggi in ruolo sotto casa”. Di chi è la colpa di tanto sfacelo? Matteo Renzi e la sua Buona Scuola. Ecco allora che la vendetta potrà arrivare presto. “Auguro al governo buone vacanze! Stai sereno Renzi, almeno fino a Ottobre! Io voto no”. L’agguerrita prof non lo manda a dire, nonostante perfino la ministra Giannini stia spergiurando in ogni luogo della comunicazione mediatica che “La mobilità generale quest’anno riguarda 200mila insegnanti, la stragrande maggioranza dei quali chiede il trasferimento e lo ottiene nella sede o nelle sedi desiderate o in quelle limitrofe. Solo una percentuale inferiore al 10%, quella dei neoassunti in fase C che, al di là dei tecnicismi, sono i più giovani entrati in servizio con la ‘buona scuola’, si sposta al di fuori della regione di residenza. Questo – ricorda il ministro – deriva da un fatto storico nel nostro Paese: i posti per lo più sono al centro nord e la maggioranza degli insegnanti vengono dal sud. E’ un processo che fa parte della mobilità che la scuola italiana ha sempre avuto”.
Che può essere vero, benchè di vero c’è il fatto che i trasferimenti di quest’anno sono stati tantissimi, più degli altri anni e che sono stanti moltissimi quelli che sono stati accontentai.
Tuttavia per la prof, che sarà sbattuta al Nord dalla Sicilia, l’unica arma a sua disposizione, smobilitata la protesta, è quella di minacciare di votare “No” al referendum sulla riforma costituzionale. Che può essere minaccia accolta dal Governo e per causa della quale può trarne le dovute conseguenze, ma legare i destini, bene o male che siano, del futuro assetto politico della Nazione alla rappresaglia contro la Legge della Buona scuola non fa bene a nessuno. Il referendum, seppure Renzi l’abbia annodato al destino del suo Governo, è altra cosa della riforma della 107 che tanto da pensare sta dando a migliaia di docenti. Depone male, a nostro avviso, nei confronti di professionisti di cultura questo abbinare le sorti del Governo a quelle delle riforme e in modo particolare a quelle sulla Costituzione. Votare Si o No al referendum è atto di civiltà democratica e quel voto non può essere condizionato dal proprio particolare, ma deve essere libero e altruistico. La materia è troppo delicata e di carattere del tutto generale per poterne fare un questione personale. Bisogna vitare per convinzione e non per sottolineare una sorta di dispetto