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I docenti non devono “timbrare il cartellino”

I docenti non hanno l’obbligo di "timbrare il cartellino" per dimostrare la loro presenza a scuola.
Negli anni passati, sulla questione delle timbratrici si era sviluppato un ricco contenzioso in molte scuole (soprattutto in istituti tecnici e professionali di notevoli dimensioni).
Ora il Ministero ha risolto uno dei casi in sospeso dando ragione all’insegnante che era stato sanzionato sul piano disciplinare per essersi rifiutato di usare la timbratrice. "La mia presenza in classe è adeguatamente dimostrabile e dimostrata con le firme di presenza sul registro di classe" aveva sostenuto il docente che anzi aveva osservato: "La timbratrice, semmai, può servire per dimostrare che l’insegnante è entrato a scuola ad una certa ora, ma questo non significa nulla, perché il docente è pagato per stare in classe e non per essere genericamente presente a scuola".
La vicenda si era protratta per parecchio tempo, come spesso accade in questi casi. Il procedimento disciplinare aveva coinvolto anche il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione che, per legge, deve esprimere il proprio parere (peraltro vincolante).
Nell’ottobre scorso, il Cnpi aveva accolto la linea difensiva del docente che, proprio nei giorni scorsi, ha ricevuto dal Ministero un formale decreto di proscioglimento da ogni addebito.
Nel commentare la notizia, la Cub Scuola sostiene che la decisione del Miur "è un piccolo ma rilevante, dal punto di vista simbolico, passo indietro rispetto al delirio aziendalista che caratterizza da anni l’operato di molti, troppi, dirigenti scolastici".
Ma il Coordinatore nazionale Cosimo Scarinzi non si ferma ai commenti: "A settembre – annuncia – chiederemo il ritiro di tutte le timbratici dalle scuole o quantomeno pretenderemo che i dirigenti scolastici informino i docenti che "timbrare il cartellino" è assolutamente facoltativo".
E conclude: "il problema non è così piccolo come si potrebbe credere: le scuole superiori attrezzate con timbratrice sono tante. Per non parlare di scuole che stanno persino pensando a sistemi di controllo basati sul riconoscimento del personale attraverso l’impronta digitale: si tratta di apparecchiature costose, i soldi potrebbero essere spesi per migliorare i laboratori".

Reginaldo Palermo

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