Il docente non è più il facilitatore, il trasmettitore delle conoscenze, l’educatore, ma sta assumendo le funzioni di un guardiano. Si sta assistendo sempre di più ad una svalutazione della figura del docente che si traduce in una perdita ancora più netta del suo ruolo che è quello di insegnare.
Oggi insegnare è difficile soprattutto per le nuove generazioni che non conoscono, purtroppo, limiti alla decenza, al bon ton, alla buona educazione e gli insegnanti sono costretti a trascorrere le ore di lezione non insegnando i contenuti della disciplina ma le regole elementari della scolarizzazione, ossia di come si sta in classe e quali devono essere le regole da rispettare.
Quindi ci troviamo di fronte ad alunni che si alzano dai banchi senza chiedere il permesso, ad alunni che intervengono nella discussione parlando contemporaneamente, ad alunni che chiedono continuamente di andare al bagno, ad alunni che non stanno composti nei propri banchi in posizione eretta, ad alunni che sbadigliano senza portare la mano avanti alla bocca per cui si è costretti ad interrompere la didattica per impostare un discorso sulle buone maniere per far capire loro che devono acquisire le fatidiche competenze sociali.
Per non parlare di quanto vengono loro sequestrati il cellulare o l’insegnante vieta di andare in bagno oppure si accorge che un alunno da’ continuamente fastidio al compagno di banco viene minacciato, deriso e preso a parolacce, indice questo di grande menefreghismo e con i genitori che piombano a scuola a dare torto a qualunque costo al docente e ragione cieca al proprio figlio. Ed ecco che il docente si trova nella condizione di fare il guardiano più che assolvere al suo ruolo. Guardiano non solo nelle classi ma anche fuori dalla scuola dal momento che sta suscitando vivaci polemiche la questione relativa all’uscita degli alunni dalla scuola che, secondo il Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, devono essere prelevati dai genitori e se non lo fossero sì prolungherebbe l’obbligo di sorveglianza dei docenti.
Ma un ragazzo tredicenne ha bisogno ancora di essere prelevati per essere poi accompagnati a casa. Ma quando diventano autonomi questi nostri ragazzi? A che età vogliamo farli camminare con le proprie gambe e scoprire il mondo? Come mai solo in questo tempo nascono problematiche di questo genere? La risposta risiede nell’eccessiva delega che la famiglia ha demandato alla scuola; tuttavia la scuola non può e deve diventare una surrogata della famiglia e non si possono inter scambiare le funzioni spettanti alle due massime agenzie educative.
La scuola deve, pertanto restare luogo di formazione, di accompagnamento al processo educativo e cognitivo degli alunni e non diventare un luogo di “parcheggio” degli alunni da parte di genitori che “amano” tanto l’ufficio della delega e che affermano frasi del tipo: “Tanto se la vede la scuola”, quasi intendendo la scuola il “refugium peccatorum”, istituzione che si accolla in toto anche responsabilità gravose che non le sono proprie e non le appartengono. I docenti hanno la responsabilità dell’obbligo di vigilanza che rientra nelle loro funzioni, ma nelle ore di lezione devono avere la possibilità di poter insegnare nella maniera più serena possibile e non svolgere compiti di guardiania sugli studenti che non hanno voglia di studiare e lambiccarsi il cervello a trovare tutte le strategie possibili.
È davvero urgente che si instauri un rapporto stretto tra scuola e famiglia sulla corresponsabilità degli alunni, perché al momento dell’iscrizione i genitori accettano il “patto di corresponsabilità” in cui sono riportati diritti e doveri degli studenti e delle famiglie. Ora dov’è questo patto di corresponsabilità? È diventata carta straccia? Cerchiamo di rendere autonomi e responsabili i nostri ragazzi perché un domani, in una società così complessa, dinamica, veloce, multietnica avranno molti problemi di socializzazione e di adattamento.
di Mario Bocola