“La vaccinazione obbligatoria? È un ragionamento logico, perché se una persona rischia di infettare altre persone, delle due una: o si vaccina oppure non deve stare a scuola. Soprattutto se parliamo di docenti”. Così si è espresso, a colloquio con La Tecnica della Scuola, Attilio Fratta, presidente nazionale DirigentiScuola, a proposito dell’alto numero di operatori scolastici, oltre 200 mila, che ancora non si sono sottoposti a neanche la prima dose del vaccino anti-Covid, molti dei quali per scelta.
“Un atto di civiltà, di responsabilità”
Durante il sit in organizzato l’8 luglio davanti al ministero dell’Istruzione, dove sono confluiti circa 200 dirigenti da tutte le regioni italiane, Fratta ha tenuto a dire che la vaccinazione contro il Covid “è un atto di civiltà, di responsabilità. Non dovrebbe essere nemmeno il legislatore ad obbligare le persone a vaccinarsi: dovrebbe essere il docente a farlo”, quindi a chiedere di farsi somministrare almeno una dose anti-Covid.
I no vax incompatibili?
Per il rappresentante dei dirigenti, quindi, la vaccinazione anti-Covid rientra nell’etica professionale. “Se proprio il docente non vuole, magari perché obiettore di coscienza o no vax o che so io, benissimo, ma allora non può stare a scuola”.
“Lo abbiamo fatto solo per i medici? Io penso che abbiano più contatti sociali i docenti che i medici”, ha concluso il presidente DirigentiScuola.
Vale anche per gli studenti over 12
Le dichiarazioni del sindacalista fanno seguito a quelle pronunciate il giorno prima: “Se una persona costituisce un pericolo sociale – aveva detto Fratta – deve essere allontanata. Stesso discorso vale per gli studenti: i vaccini salvano le vite, di tutti. Quindi bene all’immunizzazione per la fascia che va dai 12 ai 16 anni”.
“La socialità – ha puntualizzato ancora il sindacalista autonomo – è alla base dell’istruzione: il Covid ha già costretto i nostri ragazzi al distanziamento sociale per troppo tempo, l’anno scolastico deve iniziare in presenza e in sicurezza”.